giovedì 13 aprile 2023

Dalla vita alla morte, andata e ritorno

 

 Commento al Vangelo della II Domenica di Pasqua – 16 aprile 2023

 

 Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Commento

 Dalla vita alla morte, andata e ritorno. Il Figlio di Dio si presenta con i segni della passione sul suo corpo, per farsi riconoscere dai suoi, ma anche – ne siamo convinti – per mostrarci che la sua gloriosa risurrezione non ha eliminato la memoria di ciò che ha vissuto per noi, piangendo, soffrendo e morendo. La memoria di tutto il suo calvario è incisa nel suo corpo, come la firma di un artista sulla tela del suo capolavoro.

Certamente, in altri passi del vangelo che raccontano le sue apparizioni da risorto, Gesù si presenta come un uomo qualunque, tanto che ad esempio non viene riconosciuto dai discepoli in cammino verso Emmaus. Sembra appartenergli in modo esclusivo la scelta di come rivelarsi. Là nello spezzare il pane, con la Maddalena nel chiamarla per nome. Qui, in questo episodio, nel mostrare che le sofferenze umane resteranno per sempre impresse nel cuore di Dio, e per ricordarci, finché dura questo mondo – si badi bene – che la presenza di Dio resterà sempre impressa in ogni umana sofferenza.
Per tanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce! Così per san Francesco d’Assisi il lebbroso, o per la Beata Madre Teresa di Calcutta i suoi poveri. Hanno capito il mistero che c’è in loro, e lì hanno potuto dire anch’essi, come Tommaso: “Mio Signore, mio Dio” (cf. LF 57).

Mettiamoci quindi anche noi alla ricerca del costato di Cristo, riconoscendolo nella fragilità di un anziano che vive in casa con noi, o nella casa accanto. E mettiamo anche noi il dito sul segno dei chiodi, lasciandoci coinvolgere nella disavventura di un fratello crocifisso, forse, dai suoi stessi sbagli.
Avremo così anche noi parte alla gioia dei redenti per i quali “ogni lamento si tramuterà in danza, e ogni veste di sacco in abito di gioia” (Salmo 30,12).