mercoledì 30 novembre 2022

Dall'acqua al fuoco

 Commento al Vangelo della II Domenica di Avvento, anno A – 4 dicembre 2022

 

Dal Vangelo di Matteo (3,1-12)

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli, infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò, ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».


Commento

Di solito si viene con l’acqua per spegnere il fuoco. Giovanni Battista, invece, annuncia che è venuto a portare il battesimo in acqua prima del fuoco inestinguibile, quello dove viene gettato ogni albero che non da frutto.

Ma, basterà a salvarci da questo pericolo l’acqua di Giovanni? Diciamo, di si, a patto che lo si capisca nella sua funzione di preparazione, di disposizione ad accogliere il completamento di un’altra acqua, quella del Battesimo di Gesù, o meglio del Battesimo che dopo la sua Pasqua ogni uomo può ricevere “in” Gesù, nel suo corpo spirituale e vivo che è la Chiesa. Quest’ultima acqua è simboleggiata dall’acqua e dal sangue che sgorgano dal costato di Gesù appena morto in croce, ed è un’acqua che oltre a purificare, dona un altro fuoco, di cui si parla in questo vangelo: il fuoco dello Spirito Santo, cioè il fuoco dell’amore di Dio fatto persona. Lui, sì, che ci purifica totalmente da ogni scoria e realizza la profezia del profeta Malachia: “Purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia” (Ml 3,3).

Anche noi, quando scaldiamo delle vivande in un forno tradizionale, ci premuriamo di non inserire alcunché di infiammabile che, bruciando, rovinerebbe tutto il cibo.
 Similmente la divina pazienza, nel Battesimo di Gesù, preparato da quello di Giovanni Battista, ci ha donato una purificazione da ogni scoria e impurità della nostra umanità in modo che il nostro destino di gloria, non solo non venga compromesso da ciò che gli è incompatibile, ma risplenda in eterno nella luce di Dio

Di qui capiamo anche il senso delle due venute del figlio di Dio nella storia. La prima, nell’umiltà dell’incarnazione, che celebreremo nella Solennità del Natale, è servita a Gesù ad annunciare la benevolenza di Dio Padre, e a ricondurre gli uomini al suo cuore misericordioso. La seconda, nella gloria del giudizio finale, ricapitolerà ogni cosa in Cristo e spalancherà il suo regno di amore senza fine a chi in questa vita da questo amore si è lasciato guarire.

mercoledì 23 novembre 2022

Prossima fermata: Paradiso

Commento al Vangelo della I Domenica di Avvento, anno A – 27 novembre 2022

 

Dal Vangelo secondo Matteo (24,37-44)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

 

Commento

I Domenica di Avvento: la narrazione di un fatto passato, l’annuncio di un evento di salvezza, e un’esortazione a prepararsi di conseguenza. Così possiamo sintetizzare il Vangelo di questa prima domenica di Avvento e quindi del nuovo anno liturgico.
Ai tempi di Noè – attenzione: stiamo parlando di un racconto simbolico che non racconta fatti storici, ma narra delle verità in forma simbolica – ai tempi di Noè, dicevo, l’umanità era totalmente addormentata nel male, e Dio che non sopportava di vederla totalmente persa, ne salva un piccolo gruppo, chiedendo a Noè di fare quella ormai celebre imbarcazione di fortuna: l’arca.  Questo il racconto della storia passata, ma sempre attuale…

…Così attuale che Gesù è venuto ad annunciare una salvezza più decisiva. Siccome continua ad esserci gente addormentata nel male, con la coscienza anestetizzata, totalmente disabituata a distinguere il male dal bene, egli – dopo essersi fatto uomo e offerto in sacrifico al Padre in nostro favore - tornerà a prendere e portare nel suo Regno chi ha saputo riconoscere la sua umile comparsa nel mondo e il suo annuncio di perdono. Tanti uomini lavorano, trafficano, mangiano e bevono senza amore nel cuore. Però ci sono anche quelli che, pur facendo le stesse cose – lavorare, trafficare, mangiare e bere – hanno accolto Gesù nella sua prima venuta e si sono imbarcati in un’altra scialuppa di salvataggio che nel frattempo è stata preparata, un’altra arca di salvezza: il suo corpo spirituale, la Chiesa, l’insieme di coloro che in Cristo sono stati battezzati: tutti coloro che, nutriti dalla sua grazia e dal suo amore, cercano – o quanto meno dovrebbero cercare -  di vivere i suoi stessi atteggiamenti di misericordia. In questo tempo storico, quindi tra la sua prima e seconda-definitiva venuta siamo in navigazione verso un porto di definitiva salvezza. A volte sembrerà di essere in alto mare, però questa arca, la Chiesa, vi assicuro, non affonderà mai. C’è un timoniere divino! 

Dicevo poi di un’esortazione finale, sì: quella di non addormentarsi, o se volete, di non lasciarsi cader in mare interrompendo la navigazione. Il porto sospirato comparirà prima o poi all’orizzonte, e questa barca, pur con tante falle, non solo non affonderà mai, ma arriverà a destinazione. Dunque, buona navigazione!

giovedì 17 novembre 2022

Chi non grida non conosce Dio

 

Commento al Vangelo della Solennità di Cristo Re (XXXIV Dom TO – 20 novembre 2022)


Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43)

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

 

Commento

 Penso che ciascuno di noi vorrebbe sentirsi dire al tramonto dei propri giorni: “Oggi con me sarai nel paradiso”. E in realtà è tutt’altro che difficile; la cosa invece che sembra più difficile è che qualcuno si ricordi di gridare al Signore con tutto se stesso, come quel condannato a morte: “Gesù ricordati di me”! (dato che ormai nel suo regno ci è già entrato). Potremmo allora tornare alla domanda di Gesù che è riecheggiata nel vangelo di qualche domenica fa: “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8).

Tutti noi abbiamo la possibilità di entrare nell’ “oggi” di Dio perché esso si prolunga lungo tutto l’arco della storia dell’uomo; non è limitato per noi al momento della morte, e anzi l’autore della Lettera agli Ebrei afferma: “Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato.” (Eb 3,13).

La miserevole condizione di quel malfattore, quindi, è trasformata in un momento straordinario di salvezza, perché di fatto egli è la prima persona che, stando al vangelo, con certezza è entrata in paradiso… Ancor prima della Vergine Maria! Ma un piccolo e consolante anticipo di paradiso potrebbe realizzarsi per ciascuno di noi, se al colmo della sopportazione o del dolore, in qualsiasi frangente della vita, lasciassimo uscire dalla nostra anima quello stesso grido: “Gesù ricordati di me”.   

A beneficio dei mei alunni di V I dell'IPSIA di Civitanova Marche