venerdì 29 dicembre 2017

Domenica 31 dicembre 2017, Santa Famiglia di Nazaret




Sulla scia di Betlemme 



TESTO Forma breve (Lc 2,22.39-40):

 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore. 
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.


COMMENTO

Domenica dopo Natale, Domenica della Santa Famiglia di Nazareth. Ambiente quotidiano della crescita e maturazione di Gesù Signore è una comunione umana di un uomo, Giuseppe, e la sua sposa, Maria. “Il bambino cresceva e si fortificava”. In queste poche parole sembra esserci tutto il mistero della vera umanità di quel Dio che accetta di farsi piccolo, di farsi bambino e di percorrere l’itinerario dello sviluppo umano, psicologico e spirituale di ogni persona. Resta difficile comprendere pienamente come la natura divina di Cristo si sia adattata al processo evolutivo di un uomo, e tuttavia in quelle poche parole ci sono trenta anni di vita familiare ordinaria, scandita dai tempi del lavoro e del riposo, delle gioie e delle fatiche, del dialogo e della preghiera. Quella famiglia di Nazareth, nelle sue modalità pratiche, forse è meno lontana da come noi ce la immaginiamo, ma così tanto diversa rispetto alle ristrettezze dei nostri cuori che spesso, nei legami più intimi, non sanno dare calore e tenerezza.
Uno scout della mia parrocchia, durante una testimonianza, ha detto che per lui la famiglia “è come una canottiera di lana: a volte irrita e provoca prurito, e tuttavia tiene caldo!” Tutto quello che chiede impegno e rispetto degli altri sembra starci stretto e limitare l’espressione della nostra umanità, ma proprio la fedeltà quotidiana a un patto di affetto reciprocamente scambiato nella diversità dei ruoli, provoca apertura all’altro, l’uscita dall’istintivo egoismo infantile. Gesù, ci viene detto, era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.

Anche Gesù ha respirato la sapienza dell’umiltà, dell’obbedienza e del rispetto dei genitori; anche Gesù, pur figlio di Dio, ha accolto la grazia di Dio che gli era naturale ma che doveva trovare in lui-uomo, come di fatto avvenne, la docilità e la mitezza del cuore. 

Che lo stupore per la natività di Betlemme ci conduca ad ammirare lo scenario domestico di Nazaret, e che le virtù domestiche di quella santa famiglia ridestino in noi nuovi slanci di gratuità nelle nostre relazioni più intime e quotidiane.  

giovedì 21 dicembre 2017

Commento al Vangelo di Domenica 24 dicembre 2017, IV di Avvento, anno B




"Quanto supera la natura, viene dall'Autore della natura" (Sant'Ambrogio)


TESTO (Lc 1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». 
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.


COMMENTO

La frase è di Sant’Ambrogio, Vescovo di Milano dei primi secoli della cristianità: “Quanto supera la natura, viene dall’Autore della natura”. L’evento dell’incarnazione esige la semplicità del cuore, di un cuore come quello della Vergine Maria che ha creduto possibile ciò che per lei era inarrivabile, impensabile, al di sopra della sua e di ogni capacità umana di generare. Sono le parole dell’angelo “nulla è impossibile a Dio” ad aprire nel suo cuore la strada dell’accoglienza del Mistero, di un evento divino che cerca strada nella storia umana: nella storia umana di Maria, in quella di chi vi sta parlando e anche nella storia di voi che state leggendo, forse distrattamente. Si, il Signore sceglie di passare e dimorare nelle nostre frequenze umane, così frenetiche, così disturbate da mille interferenze, così provvisorie perché sempre inclini allo “zapping” delle relazioni, degli affetti, delle mode. 

E allora tutta passa, tutto si ascolta, tutto si rimette continuamente in discussione e in forse, perché sembra che più nulla possa restare per sempre. Per sempre…una parola e un concetto che sono diventati come una canottiera di lana grezza, che dà un certo prurito e a volte provoca allergia. Eppure di quel calore tutti abbiamo bisogno, e tutti lo vorremmo perché tutti vorremmo che qualcuno ci abbracciasse e ci dicesse nel modo più solenne e pubblico possibile. “ti voglio bene e non ti lascerò più”.

Non viene dalla natura di Maria quel seme divino di vita nuova sbocciato nel suo grembo, quel bambino figlio del suo grembo a cui per sempre sarà inseparabilmente legato il Verbo di Dio. Non viene dalla natura neppure il suo “Eccomi” perché anche il suo “Si” è frutto di un aiuto dall’Alto. 

Ciò che appartiene a Maria è il mettersi a disposizione per ciò che è, con tutto ciò che è, l’esserci con tutta la sua verginità. Verginità, un’altra parola proibita e fuori moda, sempre erroneamente associata alla rinuncia, alla negazione. Essa dice invece la totalità di Maria, il suo essere totalmente a disposizione dei piani del Signore, e quindi la rinuncia alle auto-salvezze umane, agli aggiustamenti fittizzi di amori a basso prezzo, ma a bassissimo potenziale calorico.


giovedì 14 dicembre 2017

Commento al Vangelo della Domenica III di Avvento, anno B; 17 dicembre 2017



Battista battistrada


TESTO  (Gv 1,6-8.19-28)

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». 
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.


COMMENTO

Nelle biografie di San Francesco si narra che un giorno questo pregasse dicendo così: “Mio Dio, chi sei tu, e chi sono io?” Anzitutto la comprensione del volto di Dio e poi la comprensione del proprio sé, della propria identità.

Giovanni Battista, che viene presentato nel prologo scritto dall’evangelista suo omonimo come il testimone della luce, coglie i contorni essenziali dell’identità di Gesù. 

 Infatti Gesù si affermerà come solo Signore della storia dell’umanità sua sposa: una storia macchiata dal male, sprofondata nelle tenebre del peccato, e smarrita per strade contorte e divergenti rispetto al destino di gloria promessa. 

Giovanni non fa una professione di fede chiara e precisa come quella di Pietro, “Tu sei il Cristo”; ma intuisce del Messia quanto gli basta per comprendere esattamente la natura della sua missione: nelle tenebre del peccato dovrà dar testimonianza alla luce, nell’acqua del fiume Giordano dovrà invitare a purificarsi dalla sporcizia del peccato, nelle vie contorte e inconcludenti dell’uomo dovrà preparare la via del Signore.

In questi ultimi giorni di Avvento seguiamo i passi di Giovanni Battista. La sua semplicità di vita trascorsa nel deserto, la sua scelta di silenzio e di distanza rispetto ai centri vitali della politica e dell’economia ci accompagnano delicatamente all’austerità, al silenzio e alla povertà della capanna di Betlemme. Buon cammino a tutti 

giovedì 7 dicembre 2017

Commento al Vangelo di Domenica 10 dicembre 2017, II di Avvento



      La segnaletica della Salvezza


TESTO (Mc 1,1-8)

“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».


COMMENTO

San Marco è il più sintetico di tutti e quattro gli evangelisti e siccome non spreca parole, cerca di dire tutto già nella prima riga del suo racconto: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.” 

In questo modo ci ha già detto che Gesù è “Vangelo” ovvero “buona notizia”. Forse ci siamo troppo abituati a questa parola che non la colleghiamo più alla sua storicità: Gesù di Nazareth è una “bella notizia”, perché in Lui e grazie a Lui è stata annunciata a tutti i popoli di tutta la terra il perdono dei peccati e la vita eterna. Vi sembra poca cosa!?

Secondo: Gesù di Nazareth è il Cristo, traduzione in greco della parola ebraica “Messia”, che significa “il prescelto, l’unto, l’atteso”. Il popolo di Israele attendeva da secoli un liberatore, un Messia che lo stabilisse definitivamente nella Terra promessa senza il giogo di nessun dominio straniero, come invece avvenne nella gran parte della sua storia. Gesù si proclama “via, verità e vita” e afferma che “la verità vi renderà liberi” (Gv 8,32), ma liberi per la vita eterna.

Terzo: non solo Gesù è il Messia ma addirittura è il Figlio di Dio. Gesù dirà: “Io è il Padre siamo una cosa sola”, e anche. “Chi vede me, vede il Padre”. Da qui la nostra fiducia nella sua divina potenza perché Egli è, come diciamo nel Credo: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”.
Dopo una presentazione così potente non resta che fermarsi in contemplazione di questo avvenimento, di crederlo vivo nella storia personale e di permettere che avvenga di nuovo ogni giorno nella propria vita, lasciandoci battezzare (cioè immergere) nello Spirito Santo, nella stessa esperienza spirituale di Cristo Gesù.

Per far questo occorre preparare la via del Signore; non le nostre, ma la via del Signore. Questo significa che il Signore ci incontra e ci fa vivere itinerari diversi da quelli che vorremmo noi, perché direbbe ancora Isaia “Le mie vie non sono le vostre vie, e i miei pensieri non sono i vostri pensieri”.

Tutto può avvenire nella piccolezza della nostra storia umana, perché la storia dell’uomo, di ogni uomo, è stata toccata e visitata dalla presenza di Dio. La nascita di Gesù, Cristo, figlio di Dio, potrà essere un avvenimento realmente gioioso solo per quelli che credono alle imprevedibili sorprese di Dio.