sabato 27 agosto 2011

Commento al Vangelo XXII Dom TO anno A, 28 agosto 2011.

SEGUIRE CRISTO, ... DOVE?


TESTO (cf Mt 16, 21-26)

21 Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai».23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.26 Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?

COMMENTO

Giorni fa’, ancora una volta, come spesso mi è capitato di vedere qui in Bénin, un cadavere sull’asfalto coperto da un panno e con tanta gente attorno in attesa del carro funebre. Quaggiù è facile partire, è questione di un attimo. Una settimana fa’ ho visto una bambina di appena due giorni in una casa di accoglienza per bambini abbandonati gestita dalle suore Missionarie della Carità: è stata portata da una signora che si è vista la figlia ritornare a casa con un fagottino con dentro la povera creatura. La figlia le ha raccontato che mentre giocava una signora le ha dato il fagottino in questione e poi se ne è andata. La sopravvivenza passa attraverso mille peripezie, fin dai primi attimi, di mano in mano. Ecco smascherato il mito dell’uomo che non ha bisogno di nessuno, che non ha bisogno di chiedere mai, che “si è fatto da solo”.
Ma in tutto questo dove è Colui che ha salvato il mondo? Dove è Colui che doveva soffrire per redimerci e che di fatto ha sopportato umiliazione e supplizio per toglierci dalla condanna della morte? Forse la croce, la sua, non è stata sufficiente? Perché ha ancora bisogno della nostra?
Il bisogno è piuttosto nostro. Chi non accoglie il Cristo della croce, non accoglie neppure il Cristo della gloria, dato che il Cristo della Gloria resta un Cristo in croce. La morte già vinta quanto alla sua potenza, resta  presente nei suoi effetti. Cristo ci chiede di seguirlo per andare a condividere con Lui la sua vittoria che resta ed è solo la sua.
Il Cristo è sempre e solo uno, a tal punto che chi non ha compassione dei tanti uomini crocifissi che gli passano attorno, chi non perde la propria vita per riconoscere e seguire Cristo, anche se guadagnasse il mondo intero perderà la propria anima e dunque la vita eterna.
In questo mare di dolore, dunque, dove è il Salvatore del mondo?
E’ in quell’uomo steso sull’asfalto in mezzo a una pozza di sangue.
E’ in quella bambina che passa di mano in mano come fosse un pacco.
Beato chi li com-patisce e li accoglie. Sarà grande nel Regno dei cieli.


Oggi, 27 agosto 2011, mancano 83 giorni all’arrivo di Papa Benedetto XVI qui in Bénin … A Dio piacendo.

sabato 20 agosto 2011

Commento al Vangelo XXI Dom TO anno A, 21 agosto 2011.

PER FORTUNA PIETRO!
(Cf Mt 16, 13-20)

TESTO
13 Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».14 Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».15 Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».17 E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

COMMENTO
Se non capisci qui in Bénin la provvidenzialità di un unico vicario per tutta la Chiesa di Cristo, non lo capirai in nessun altro luogo della terra. Dico vicario perché, sia chiaro, la Chiesa ha un unico capo indiscusso: Cristo risorto il quale, essendo risorto, è vivo. Essendo vivo, parla. La sola differenza è che parla la lingua dello Spirito di Dio e che quindi c’è bisogno di qualcuno, la cui autorità risalga a Cristo stesso, che traduca autorevolmente questa “lingua” con cui il nostro unico Capo parla a tutti e in svariati modi. Questo qualcuno è indiscutibilmente per tutti i cristiani  Pietro e ( putroppo solo per noi cattolici) tutti i suoi successori, cioè tutti i vescovi di Roma che si sono succeduti nella storia, e che noi chiamiamo normalmente “Papa”.
L’assenza di un’unica autorità visibile nella Chiesa di Cristo provoca divisione, rottura, personalismi, settarismi. Sono ben lontano dal fare un elenco completo di tutte le chiese o sette di ispirazione cristiana presenti qui in Bénin. Oltre alla Chiesa cattolica vi si trova la Chiesa metodista, la Chiesa evangelica, l’Assemblea di Dio, l’Assemblea del 7° giorno, la Chiesa del monte degli olivi, la Chiesa del risveglio africano, la Chiesa del cristianesimo celeste, (ovviamente ) i Testimoni di Geova, la Chiesa del monte Sion, e ne dimentico tanti altri.
Senza il servizio di Pietro ognuno si inventa il suo Cristo e soprattutto fa dire a Cristo quello che vuole. Pietro ha riconosciuto in Gesù il Messia e Gesù ha dichiarato di fronte agli apostoli: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli». E dopo essere risorto gli dirà ancora “Pietro, pasci le mie pecorelle” (cf Gv 21,15-17). Per fortuna che c’è Pietro.


Oggi 20 agosto 2011, mancano 90 giorni all’arrivo di Papa Benedetto XVI qui in Bénin. A Dio piacendo.

sabato 13 agosto 2011

Commento al Vangelo XX Dom TO anno A, 14 agosto 2011.

Quando la fede è grande, basta qualche briciola di pane.
(cf Mt 15, 21-28)

TESTO
21 Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone.22 Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».23 Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».24 Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».25 Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».26 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».27 «E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».28 Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

COMMENTO
Due anni fa’ mi trovavo ancora di convento a Cotonou. Una Domenica sera, prima di coricarmi avevo ripreso in mano il Vangelo del giorno, cosa che faccio abbastanza spesso, e che avevo già predicato un paio di volte: era il brano dove Gesù invita alla preghiera fiduciosa: “bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete, chiedete e vi sarà dato …”
Nelle omelie avevo cercato di comunicare alla gente che il Signore ci esaudisce al di là e al di sopra delle nostre aspettative immediate, e che Lui vuole farci crescere e che quindi non necessariamente sta lì ad esaudire ogni nostro capriccio o desiderio momentaneo. Affermazioni teologicamente corrette ma sentivo che quell’invito alla preghiera di Gesù aveva in sé anche qualcosa di più semplice, di più immediato, di più “ingenuo”. Cercai di ri comprendere quelle parole con l’atteggiamento del bambino che si sente dire: “chiedimi quello che vuoi,  e te lo concederò”. Provai a chiudere gli occhi e cominciai a immaginare a qualcosa che mi sarebbe piaciuto ricevere in dono, in quello stesso momento, in quella stessa camera del mio convento di Cotonou: “una pizza capricciosa, perché no!”. In tutta semplicità e sincerità in quel momento avrei desiderato mangiare una pizza capricciosa, forse perché era già qualche mese che ero partito dall’Italia, o forse perché, essendo consapevole che il Signore mi aveva esaudito in così tante cose, potevo cominciare a domandargli anche qualcosa di un po’ più futile. Fu un momento di preghiera infantile, ingenua, ma sincera.

Qualche mese dopo, a qualche centinaia di metri dal convento, vidi un esercizio commerciale in corso di rinnovo, tutto pitturato da cima a fondo con i colori della bandiera italiana. L’insegna parlava chiaro “PIZZERIA San Marco”. A completare il tutto, qualche tempo dopo, ci fu la visita qui in Benin di un piccolo gruppo di amici italiani che, stupiti più di me di quel locale, portarono in convento tanta bella pizza veramente italiana: Capricciosa, Quattro stagioni, etc. etc.

Non è che la mia vita da allora sia cambiata più che tanto, ma mi ha fatto riflettere sul modo a volte troppo celebrale con cui mi avvicino a Dio, e sulle infinite possibilità che Lui ha di farci capire che ci segue e che non ci lascia soli.
Ma soprattutto mi sono detto: “se il Signore mi ha esaudito nel capriccioso desiderio di una pizza capricciosa, quanto più potrà esaudirmi nel santo desiderio di una vita Santa?”
Non ci si crederà, ma da quel tempo ho iniziato a chiedere il dono della santità con molta più convinzione e  fede, con la certezza che la santità è anzitutto dono che viene dall’Alto, dalla Grazia, prima ancora di essere sforzo morale e ascetico.
Se un capriccioso desiderio di pizza capricciosa è stato accolto, quanto più  un santo desiderio di vita santa!?


Si Signore, donaci la fede della donna cananea! Ci basta una mollica della Grazia caduta dalla tua mensa celeste, e noi saremo esauditi. Santi subito! E’ possibile. 

Ad ogni piccolo segno della tua benevolenza, cresce il desiderio di incontrarti e di guardarti dritto negli occhi ... e la pizza capricciosa, la possiamo lasciare ad altri.
Nous voulons voir à découvert l’éclat radieux de ton visage
dans l’aujourd’hui de ton appel prépare en nous le face-à-face





Oggi 13 agosto 2011, mancano 97 giorni all'arrivo di Papa Benedetto XVI qui in Benin, a Dio piacendo.

lunedì 1 agosto 2011

Commento al Vangelo XIX Dom TO anno A, 7 agosto 2011.

Datemi un punto d’appoggio e vi … salverò il mondo.
Cf Mt 14,22-33

TESTO
Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.24 La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.27 Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».28 Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».29 Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30 Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».

COMMENTO
Si dice che Archimede abbia inventato la leva, o meglio che abbia scoperto la legge fisica che spiega e descrive l’effetto leva, grazie al quale si possono spostare pesi ben al di sopra delle forze umane semplicemente facendo forza su un punto d’appoggio.
A tal riguardo il nostro scienziato avrebbe un giorno esclamato: “Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo!”.

Noi non abbiamo bisogno di essere sollevati ma piuttosto di essere salvati o, se volete, di essere sollevati dalle miserie di questo mondo all’eterna gioia del Paradiso. La barca dei discepoli in mezzo al mare di Galilea agitato dalle onde è l’immagine plastica della nostra umanità continuamente scossa da mille tempeste e pericoli.
Dio stesso ci offre il punto d’appoggio per salire ed elevarci fino a Lui: Gesú di Nazareth.
Al tempo stesso ci chiede la fede. Gesù dice: “coraggio, non abbiate paura, sono io”; e poi ancora a Pietro: “vieni!”. Ecco il punto d’appoggio che il Signore ci chiede per poterci sollevare: la nostra fiducia incondizionata nel solo Salvatore del mondo, nella persona di Gesù di Nazareth.

La fede, certo, è continuamente messa alla prova ma non esiste al mondo forza o creatura che possa intaccare la potenza di Dio rivelata in Cristo Gesù e già solo dubitarne ci fa’ sprofondare nelle nostre debolezze; Pietro di fatto cammina sulle acque come Gesù, ma la paura del vento è sufficiente a farlo affondare.

Qui in Bénin tantissimi fedeli chiedono benedizioni su oggetti di uso quotidiano o su loro stessi, e tantissimi amano partecipare a momenti comunitari di preghiera per ottenere la liberazione da influssi maligni o stregonerie varie. Non c`è da ridere: purtroppo ci sono tantissimi discepoli di satana che praticano spiritismi e stregonerie di vario tipo ed è bello e giusto che un credente in Cristo ami rinnovare attraverso un semplice rito di benedizione la sua fiducia in Dio. Di fede pura, semplice, umile e genuina , qui ce n’è veramente tanta. Tali pratiche sono però un problema quando, anziché essere espressione di fede in Cristo, diventano espressione della paura, e allora si va’ ogni momento a cercare una benedizione del sacerdote o a invocare la liberazione dal maligno perché si vive nella continua paura che i feticci e le stregonerie possano nuocere a chi ha già deciso di appartenere a Cristo.
Monsieur Javert (nome di fantasia) è un cattolico praticante, è il dirigente di una grossa azienda beninese, non manca di nulla, è ricco in assoluto e ricchissimo in proporzione alla vita media beninese, e tuttavia dovrà lavorare tutta la vita per pagare i debiti contratti.
Era talmente convinto che qualche invidioso gli avesse fatto delle stregonerie che si è indebitato fino al collo per pagare a suon di milioni di franchi i vari fattucchieri di turno che, secondo lui, potevano assicurargli la protezione certa dagli spiriti maligni (cosa serve l’emancipazione economica e culturale se non c’è l’emancipazione spirituale, che solo la fede in Cristo può dare?) e così si è finito sul lastrico. Conclusione parziale: la paura fa’ affondare.

Vale la stessa cosa per ciascuno di noi: quando esci dal confessionale senza essere veramente   convinto che il Signore può darti la forza di non ricadere più negli stessi errori, se non hai questa fede nella potenza della sua Grazia,  hai già l`acqua a mezza vita!


Oggi, 1 agosto 2011, mancano 109 giorni all’arrivo di Papa Benedetto XVI qui in Bénin, a Dio piacendo.