giovedì 16 maggio 2024

Lo Spirito soffia qui e oggi

 

 Solennità di Pentecoste, anno B – 19 maggio 2024


Dal Vangelo secondo Giovanni (15,26-27; 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

Commento

 In questa domenica celebriamo la pentecoste, quando 50 giorni dopo la resurrezione di Gesù gli apostoli sono investiti dall’alto della potenza dello Spirito Santo. Di cosa si tratta?
Settimana scorsa si era detto che Gesù risorto, asceso alla destra di Dio, rende partecipi gli uomini della sua gioiosa esperienza di comunione divina, col Padre e lo Spirito. Come avviene questo? Proprio tramite l’esperienza e il dono del suo Santo Spirito che ci testimonia, ci racconta, ci rende attuale la presenza di Cristo Signore momento per momento, a partire dal profondo del nostro cuore.
In questo senso possono essere comprese anche le parole di Papa Francesco quando in un’omelia feriale poco dopo la sua elezione a pontefice disse che: “Lo Spirito Santo agisce in noi durante tutta la nostra vita come testimone che ci dice dove è Gesù” (omelia a Santa Marta, 6 maggio 2024).

Possiamo porre questa analogia: se nella vita biologica attraverso i 5 sensi percepiamo oggetti, rumori, odori, e quindi la presenza di qualcuno e qualcosa attorno a noi, nella vita spirituale avviene il contrario: è la presenza dello Spirito nel nostro cuore che ci fa “vedere” e “sentire” cose che altrimenti non vedremmo. Lo Spirito permette esperienze precluse alla sola sfera biologica.

Non solo. A partire dal testo appena ascoltato, capiamo che lo Spirito ci fa essere anche interpreti, testimoni delle parole di Gesù. Tramite i suoi discepoli il Signore continua a parlare all’uomo di oggi, continua a far sentire la sua presenza: Quando i discepoli annunciano il vangelo, è ancora Gesù vivo che annuncia la sua parola di speranza e di salvezza. Quando i discepoli celebrano i sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, è ancora Gesù che tocca e guarisce il cuore degli uomini e si dona come cibo per la vita eterna di questo mondo così affamato, e assetato di pace e di amore, molto più che di alimenti o di acqua da bere.

giovedì 9 maggio 2024

Più in alto si può

 

Commento al Vangelo della Solennità dell’Ascensione del Signore, anno B -12 maggio 2024


+ Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

Commento 

In questa domenica la chiesa cattolica, almeno qui in Italia, celebra la Solennità dell’Ascensione del Signore Gesù. Dalle testimonianze apostoliche riportate dai 4 vangeli e ascoltate in questo tempo di Pasqua abbiamo appreso che Gesù, dopo la sua risurrezione, “si mostrò visibilmente a tutti i discepoli” (Prefazio Ascensione II) per circa 40 giorni, (secondo Atti 1,3) e che poi – e veniamo al vangelo di oggi – “fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”.
Lasciamoci aiutare dalle parole della liturgia, in particolare dai testi dei 2 prefazi, per cogliere il senso spirituale dell’evento. Si dice nel primo che il Signore Gesù “…non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria”. Una prima buona notizia. Non siamo stati abbandonati, piuttosto Gesù è andato avanti in avanscoperta per preparaci un posto, come aveva già detto ai discepoli (“Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,3). Avverrà una sorta di ricongiungimento familiare tra la sua umanità e la nostra.
Nel secondo Prefazio abbiamo una seconda buona notizia. Si dice che il Signore “…sotto il loro sguardo salì al cielo, perché noi fossimo partecipi della sua vita divina”. Non solo, quindi, Cristo Gesù è andato a prepararci un posto ma già adesso dal cielo ci rende partecipi della sua gioiosa comunione… tramite il dono dello Spirito Santo, e di questo parleremo domenica prossima, solennità di Pentecoste.
Teniamoci strette queste due belle notizie. Abbiamo un posto riservato in prima fila al banchetto del cielo con il Signore, e – secondo - già da ora possiamo pregustare qualche antipasto di questo convito. Ho detto pregustare perché inevitabilmente la vita di questo mondo non è la pienezza e riserva la fatica del pellegrinaggio, con le sue cadute, gli errori di direzione, e soprattutto - se vogliamo rimanere nell’immagine alimentare – le scelte sbagliate, l’aver inseguito le false illusioni dei piaceri del mondo lasciano la bocca amara e il cuore ancora più assetato di felicità. Buon cammino a tutti. Pace e Bene.



giovedì 2 maggio 2024

Alzare lo sguardo per vedere avanti

 

Commento al vangelo della VI domenica di Pasqua, anno B – 5 maggio 2024


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,9-17)    

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Commento

 Gesù, dopo averci offerto l’immagine della vite e i tralci di cui abbiamo ascoltato nel vangelo di domenica scorsa, ci offre alcune conseguenze esistenziali. C’è un’insistenza pressante sulla necessità di rimanere in lui, ancorati al suo amore, così come lui è ancorato e inserito all’amore del Padre. L’osservanza dei comandamenti che Dio ci ha dato si può riassumere esattamente in questo: far circolare nelle nostre relazioni umane quello stesso amore gratuito che Gesù ha vissuto nei nostri confronti e che egli stesso ha ricevuto dal Padre. Rimanere, rimanere è un ritornello che ci fa anche capire che l’amicizia di Cristo non è un premio, l’esito di una conquista a cui ‘arrivare’ ma un dono che ci precede; ma quanto è difficile custodirlo, proteggerlo, non contrabbandarlo con i tanti idoli (denaro, successo, sensualità, potere) che sembrano più allettanti, anche più a portata di mano e che, in realtà, ci lasciano più vuoti e assetati di prima.
Mi piace sottolineare il fine dichiarato da Gesù rispetto alla sua insistenza sul vivere il comandamento dell’amore: perché la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena. Quest promessa è straordinaria: poter sperimentare nella nostra vita la stessa gioia che fu di Gesù. Sembra assurdo anche solo immaginare questa possibilità; ma è dovuto al fatto che forse confondiamo la gioia con l’allegria. No. La gioia che promette Gesù non è l’allegria, cioè una pura sensazione emotiva e passeggera, ma la pienezza, il compimento, il completamento della vita. Anche l’angelo Gabriele invitò la vergine Maria alla gioia (‘Rallegrati Maria!’) ma anche per lei c’è stato il passaggio della Pasqua di Gesù. La gioia vera, la gioia del vangelo è quindi possibile, direi quasi che è un nostro dovere; e come afferma Papa Francesco nelle primissime righe dell’Evangelii Gaudium, “essa riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (EG 1).