sabato 12 febbraio 2022

Abbiamo ancora bisogno di un salvatore?

 

VI Domenica del Tempo Ordinario, anno C – 13 febbraio 2022


Dal Vangelo di Luca (6,17. 20-26)

 In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i falsi profeti».


Commento

 Nei libri rituali della liturgia ci sono brani della Sacra Scrittura da scegliere secondo il tipo di celebrazione, che siano battesimi, matrimoni o esequie. E poi ci sono brani, come questo appena letto, che sembrano adatti ad essere letti in qualsiasi rito e in qualsiasi momento della vita.
Qui Gesù, non fa un discorso teologico; quelli, piuttosto, li facciamo – più o meno bene - noi. Non ci sono delle dichiarazioni di principio. Gesù di Nazareth ha davanti delle persone concrete. “C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne” ci dice l’evangelista.
A quelle persone concrete si rivolge quando dice: “beati voi poveri”. Sembra dire: “beati voi che non avete nulla e non siete attaccati a nulla, perché il Padre mio, Dio, trova il cuore libero per entrare e per darvi l’unica cosa che rende felici e che è anche l’unica che non si compra: l’amore”. Gesù non sta dicendo che la fame, la persecuzione e la sofferenza sono cose buone ma dice a chi si trova in queste situazioni: “Felici voi, perché c’è un Padre che vi rende, e vi renderà molto di più e ben di più di quello che ora vi manca e per cui soffrite ingiustamente”. Talmente ingiustamente che a coloro che in quella folla sono ricchi, sazi e gaudenti Gesù dice: “Guai a voi!”. Quel “guai” ha un’eco che giunge fino ai nostri giorni e che richiama alla verità di ciò su cui fondiamo la nostra vita. Significa anche: “guai a voi, perché se le vostre ricchezze non servono a dare dignità a chi ne è privo, se le vostre consolazioni non servono ad alleviare il dolore di chi è nella solitudine o nel pianto, esse finiranno con voi e non vi daranno MAI gioia, a parte qualche passeggero momento di piacere;  
Ecco, cari amici, in mezzo a quella folla ci siamo anche noi: ognuno si sentirà destinatario di un invito alla beatitudine, o forse di un “guai”. Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare, ma per essere salvati occorre avvertirne il bisogno.