domenica 10 aprile 2016

Commento al Vangelo della IV Domenica di Pasqua; 17 aprile 2016



In che mani ci mettiamo?


TESTO  (Gv 10, 27-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».


COMMENTO

“Nessuno può strapparle dalla mano del Padre mio”. L’affermazione di Gesù è molto forte e personalmente mi sembra molto rassicurante; propriamente lo è. Nel momento in cui affidiamo la vita al Signore Gesù, il risorto, colui che , l’unico, dalla morte è passato alla vita, non abbiamo da temere più nulla. San Paolo dirà giustamente scrivendo ai cristiani di Roma: 

“Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?  […] 37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rm 8,35-39).

Noi tutti abbiamo presente la fragilità della nostra natura umana, e anche di chi si professa cristiano, ma le affermazioni di Gesù vanno oltre le debolezze e gli sbagli, pur gravi, della umana debolezza e spingono la prospettiva all’esito finale della lotta tra il bene e il male che si svolge nel cuore di ogni uomo. 

Ebbene per coloro che vorranno essere “pecore del Signore”, per coloro cioè che faranno una scelta di fondo per Gesù, la vittoria della Grazia di Dio sulle forze del male sarà inesorabile. Forse si perderanno qualche battaglia, con le inevitabili sofferenze che ne deriveranno, ma alla fine si vincerà la guerra. In tal senso va presa la frase lapidaria di San Giovanni della sua prima lettera: “Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca”.  

Non una fiducia ingenua quindi, come se il fatto di essere battezzati e di aver ricevuto i principali sacramenti siano una bacchetta magica che ci assicura il Paradiso, ma piuttosto la certezza di fede che per chi in coscienza cerca il Signore esprimendo tale ricerca anche nella concretezza di scelte concrete di vita , le forze del Bene prevarranno  su quelle del Male, prima o poi.