venerdì 19 febbraio 2016

Commento al Vangelo della II Domenica di Quaresima, anno C; 21 febbraio 2016



Lo Splendore Simbolico Dell’umano



TESTO  ( Lc 9,28-36 ) 

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. 
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

COMMENTO

La voce non viene semplicemente dal cielo; la voce proviene da quella nube che avvolge Gesù, perché l’evento della Trasfigurazione è ritagliato sulle persone dei tre apostoli Pietro Giovanni e Giacomo che sono chiamati a fare un’esperienza straordinaria della persona del loro maestro e a capire che tutto si giocherà e tutto passerà attraverso quell’uomo: Gesù di Nazareth. Il cambiamento dell’aspetto del suo volto, l’apparizione di  Mosé e Elia, rappresentanti della legge e delle profezie dell’Antico testamento, la voce che viene percepita all’interno della nube offrono una testimonianza inequivocabile sulla missione e sulla densità di importanza della persona di Gesù. 

Anche noi che leggiamo siamo ugualmente interpellati: lo Spirito che parla nella nube dice anche a noi: “Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Nello stesso tempo, come potremo dissociare il desiderio dell’ascolto di Gesù dall’ascolto delle testimonianze di quegli apostoli, unici testimoni dell’avvenimento? Se dovremo sempre tenere al centro l’umanità concreta, storica  di Gesù, in cui si rivela la Gloria di Dio, non potremo però  dimenticare che per trovarvi accesso dovremo necessariamente passare attraverso l’umanità di quei testimoni privilegiati.

La persona di Gesù, con la bellezza divina di cui si fa portatore non giunge a noi come fantasma , in modo astratto e disincarnato, ma in modo umano concreto e in questo modo concreto e incarnato giunge a noi in ogni frangente della vita. I successori di quei autorevoli testimoni da una parte, ma anche ogni frammento di umanità che incontriamo, specie se sofferente, ci riporta la luce di quell’evento decisivo e di infinita grandezza in cui lo splendore e la gloria di Dio toccano e trasfigurano la debolezza della nostra natura umana. 

Tutto questo è avvenuto e continua ad avvenire nella persona di Gesù di Nazareth, vivo tra noi.