sabato 8 giugno 2013

Commento del Vangelo della X Dom TO anno C. 9 giugno 2013.



VITA NUOVA, LACRIME VECCHIE

 


TESTO ( Lc 7,11-17 )
 

11 Poco dopo egli si avviò verso una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran folla andavano con lui. 12 Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei. 13 Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere!» 14 E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!» 15 Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre. 16 Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra di noi»; e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17 E questo dire intorno a Gesù si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno.

 

COMMENTO
 

Gesù è la compassione di Dio per l’uomo e per la sua miserevole condizione di dignità perduta che implica sofferenza, dolore, assenza di prospettive di vita. Questa donna ne è una figura esemplare: in un sistema sociale senza protezione per i deboli, l’assenza di un marito esponeva la donna a mille fragilità e ora la morte del suo unico figlio le aveva tolto forse l’unico ancoraggio alla vita. Quello che sta per compiersi è una duplice rinascita, fisica per il giovinetto, ma esistenziale e di prospettive future per la madre.
 

La donna è morta nel suo dolore e imprigionata nelle sue lacrime tanto da non potersi accorgere di Gesù e tanto da suscitare la compassione di lui che le si accosta e le intima semplicemente di non piangere. Si crea un frangente di esigente attesa, perché per chiedere ad una poveretta in simili condizioni di non piangere occorre avere a disposizione delle soluzioni immediate e convincenti, perché l’aspettativa suscitata è enorme. ‘Se mi dici di non piangere occorre che mi proponi una soluzione concreta e forte, almeno quanto il dolore che suscita queste lacrime!’
 

Lo spazio di una breve attesa, di un’aspettativa esaudita è lo spazio dell’esercizio della speranza per una vita che sempre si rigenera e sempre può essere rinnovata da colui che è la Vita. Uno spazio che a noi sembra a volte interminabile, troppo lungo per poter continuare a dar fiducia al Signore; eppure è lo spazio abitato dalla sua presenza che continua a chiederci ‘non piangere … io sono qui con te ’.
 

Stranamente, ma non troppo, Gesù è il primo a piangere alla notizia della morte del suo amico Lazzaro, nonostante che di lì a poco avrebbe tratto dalla morte anche lui. Egli prende le nostre lacrime e ci dona la sua vita, prende le nostre sofferenze e angosce, le vive con noi e in cambio ci da la sua vita divina. Anche oggi, in ogni momento il Signore continua a dirci: “non piangere … sto per restituirti vita. In questa attesa permettimi di piangere con te”.