venerdì 21 giugno 2013

Commento al Vangelo XII Dom TO anno C. 23 giugno 2013




SEGUIRE GESU’ VIVO

 


TESTO ( Lc 9, 18 – 24 )
 

18 Mentre egli stava pregando in disparte, i discepoli erano con lui; ed egli domandò loro: «Chi dice la gente che io sia?» 19 E quelli risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia, e altri, uno dei profeti antichi che è risuscitato». 20 Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?» Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21 Ed egli ordinò loro di non dirlo a nessuno, e aggiunse:
22 «Bisogna che il Figlio dell'uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, sia ucciso, e risusciti il terzo giorno».23 Diceva poi a tutti: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. 24 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà.

 


COMMENTO
 

Andare dietro a Gesù è qualcosa di molto pratico, molto più di quello che noi non immaginiamo perché tutto si gioca nel seguire la sua presenza. Dove appunto intravederla per poi seguirla?
 Anzitutto il Signore Gesù chiede di essere riconosciuto e seguito nelle “parole e nei gesti” di amore che ci rivolge, oggi come 2000 anni fa’, tramite la sua comunità che è la Chiesa. Anche questo potrebbe essere quella croce che dobbiamo prendere ogni giorno, perché non sempre è facile riconoscere Gesù nell’insegnamento di pastori incoerenti e fragili o in liturgie povere di entusiasmo e di fede.
 

Allo stesso modo e con la stessa passione il Signore ci chiede di seguirlo anche nei fratelli che sono come noi figli di Dio, soprattutto in coloro la cui immagine e somiglianza divina è stata deturpata dal dolore, dalla malattia, dall’altrui cattiveria o dall’indifferenza. Anche questo è croce, perché significa imitare Gesù che ha rinunciato alla sua vita per salvare la nostra.
 

La croce di Gesù , come l’arca di Noè , è l’unica scialuppa di salvataggio che ci traghetta sulla terra ferma della vita vera e se il salirvi è oggettivamente una limitazione delle nostre possibilità di movimento e di azione, non di meno costituisce l’unico accesso a una forma di esistenza concretamente nuova, la stessa di Gesù morto e risorto.