giovedì 18 luglio 2024

Il riposo richiede memoria

 

Commento al vangelo della XVI domenica del Tempo Ordinario, anno B – 21 luglio 2024


Dal vangelo di Marco (6,30-34)

 In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.


Commento

 ‘Venite in disparte … e riposatevi un po’”. Il poco chiesto da Gesù per stare con i suoi discepoli ha la stessa vaghezza che si trova nei ricettari di cucina dove a volte si dice di aggiungere un dato condimento q.b. (cioè: quanto basta). Gli apostoli erano ritornati, immaginiamo con grande entusiasmo, e lo abbiamo ascoltato nel vangelo di domenica scorsa: “scacciavano demòni, guarivano i malati”. Ora però è il momento del riposo, e per noi questo significa un non fare; l’immagine che forse meglio ce lo  rappresenta è il cuscino. 

Nel contesto capiamo che Gesù chiede invece ai suoi di riposare attivando un’altra facoltà, non quella del sonno ma quella della memoria. ‘Gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato’. Il riposo del cuore, il riposo che ci dà pace non è semplicemente l’astenersi dal lavoro di sempre, che comunque è necessario, ma anche il fare spazio alla gratitudine, al fare memoria di quanto bene la nostra vita è stata disseminata.
Dovrà essere così anche la nostra vita di cristiani di oggi. Anche noi siamo invitati dal Signore a trovare momenti per riportare alla memoria i benefici ricevuti nella nostra vita, prima ancora di iniziare a domandare un qualsiasi beneficio. 

Papa Francesco aggiunge al riguardo che la gratitudine rende il cuore libero e leggero, e – aggiungo io – lo riposa da tutti gli affanni più inutili e penosi.
Ma potremmo andare anche oltre, dicendo che sostare e riposare col Signore significa anche fare memoria del futuro, cioè rinvigorire la speranza per il domani, ritrovare l’ancoraggio alle nostre paure e incertezze. Ecco la vita del discepolo di Gesù di tutti i tempi: vivere il presente nella costante memoria dei benefici ricevuti ma anche nella memoria rinnovata che la Provvidenza e benevolenza del Padre non ci farà mancare mai nulla, neppure dopo l’incontro con sorella morte. Quando in ogni giornata avremo trovato il tempo per dire grazie e ridestare la nostra speranza nel Signore, potremo veramente dire di aver riposato ‘quanto bastava’.