giovedì 9 febbraio 2023

I pericolosi algoritmi della vita spirituale

  

VI Domenica del Tempo Ordinario/A – 12 febbraio 2023


Dal Vangelo secondo Matteo (Forma breve: 5, 20-22a.27-28.33-34a.37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

 

Commento

 Senza interiorità non c’è regola che salvi dall’ipocrisia, o dalla rigidità. Molto spesso nella Chiesa si sono succedute tentativi di riforma o rinnovamento che facevano leva su regole più stringenti: ore aggiuntive di preghiera, digiuni periodici, ore di adorazione eucaristica notturna; ma la questione fondamentale e fondante rimane sempre “il cuore”, cioè quel luogo immateriale ma concretissimo dell’essere umano dove egli si decide per una cosa o per un’altra. Ciò che definisce il nostro rapporto con il Signore e con i nostri fratelli è l’orientamento del cuore.

E il cuore dell’uomo diviene giusto, con uno sguardo di vero rispetto e amore sulle cose e sul prossimo, nella misura in cui egli permane una dimora accogliente dello Spirito del Signore, nutrendosi del suo amore; quindi attraverso un ascolto attento della Parola di Dio, una certa vita di preghiera e l’esercizio perseverante delle virtù cristiane, prime fra tutte la fede, la speranza e la carità.

Qualsiasi atto di culto, o qualsiasi osservanza esteriore (pur necessarie, si badi bene, PUR NECESSARIE!) se non sono accompagnate da uno slancio interiore della coscienza non sono sufficienti per superare l’atteggiamento di quelli che pretendevano di salvarsi per l’osservanza di regole. Purtroppo tutt’ora rimane in molti credenti cristiani l’idea che ciò che conta è l’osservanza di alcuni precetti, che sia necessario pregare in una lingua piuttosto che in un’altra, con una forma liturgica piuttosto che con un’altra, o che sia assolutamente necessario ricevere la Comunione in un modo piuttosto che in un altro. E così abbiamo annullato e vanificato la croce di Cristo, perché pensiamo che i nostri atti siano più importanti del suo amore! Che tristezza. 

Le leggi della Chiesa saranno pure diverse dalle leggi ebraiche, ma se nel viverle permane quel formalismo senza cuore, a che - e a chi giova - la gratuita salvezza di Cristo?