giovedì 24 marzo 2022

C'è spreco e spreco

 

 IV domenica di Quaresima, anno C – 27 marzo 2022


Dal Vangelo di Luca (15,1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».


Commento

IV domenica di quaresima, parabola del padre misericordioso o – come si preferiva dire tempo addietro – del figlio prodigo. Ne abbiamo ascoltata solo la metà, ma chi ancora non sapesse come è andata a finire, non ha che da andare al capitolo 15 del vangelo secondo Luca. La potremmo però definire con un titolo che è una via di mezzo tra i due precedenti: “la parabola del padre prodigo” … di misericordia, cioè del padre che spreca misericordia. Il figlio minore spreca dei beni terreni che per natura sono limitati, mentre il padre buono spreca un bene spirituale, quello della misericordia che in Dio è infinito e inesauribile, perché la misericordia è Dio stesso. Ce lo ricorda San Giovanni nella sua prima lettera: “Dio è amore” (1Gv 4,17).

Per chi non avesse voglia di andare a leggere la fine possiamo semplicemente dire che il figlio maggiore, invece, rimane a casa solo fisicamente, ma di fatto vive in un mondo a parte, senza alcun calore, distante nel cuore sia dal padre che dal fratello, per il quale è incapace di rattristarsi per la sua partenza, e di gioire per il suo ritorno. 

Lasciamoci allora interrogare da due questioni. La prima: chi non è convinto di avere a che fare con un Dio, padre di infinita misericordia, resterà sempre invidioso di chi trasgredisce; avrà sempre il desiderio di una ricompensa per sé e della punizione per chi sbaglia, e non saprà mai godere del bene per il bene, perché convinto che il godimento di esso debba essere in via esclusiva. La seconda è che la misericordia di Dio, in realtà, non sarà mai sprecata: per un solo uomo che l’avrà saputa accogliere, non sarà stata donata invano. Siamo noi, invece, che forse sprechiamo tempo e non ne troviamo mai neanche una manciata per andare ad accogliere il perdono del Signore.