sabato 1 gennaio 2022

Si rinasce dall'Alto

 

II Dom di Natale, anno C – 2 gennaio 2022          
 

Dal Vangelo di Giovanni (1,1-5.9-14)

 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
 

COMMENTO

Seconda Domenica dopo Natale: il Vangelo di Giovanni prova a svelarci qualcosa di più del Mistero di Betlemme. Il bambino Gesù è “la luce vera del mondo che illumina ogni uomo” e che proviene da Dio stesso, perché lui stesso è Dio, oltreché uomo.
Giovanni Battista ha saputo rendere testimonianza alla luce perché ha riconosciuto il dono di Dio, il suo stesso figlio nel quale, e grazie al quale, ogni uomo può diventare figlio di Dio. Qual è il merito che permetterà di essere salvati? Proprio il fatto di riconoscere, di credere, che siamo stati generati, rigenerati dall’Alto.

Apparentemente facile: in fondo si tratterebbe semplicemente di accogliere un regalo, ma questo è difficilissimo per quella parte di umanità che vuole salvarsi da sola, o avrebbe la pretesa di farlo.
Questo è il peccato di orgoglio fondamentale, non accettare di dipendere dall’altro. La logica del mondo, quella parte di umanità che rifiuta la luce di Cristo, deve poter affermare che non ha bisogno di nessuno, che non “deve chiedere mai”. Nel paradiso terrestre, condizione iniziale di beatitudine, l’uomo ha pensato di poter essere come Dio, colpevole ai suoi occhi di essere geloso della sua condizione.

Esattamente il contrario. Dio Padre ci crea e in vista di unirsi a noi in un modo profondo, adotta la nostra umanità, svuota se stesso, ma per innalzare noi alla sua stessa altezza.
Questo è l’eterno dramma: più il dono è grande, e più non riusciamo a crederlo possibile. L’ottusità del cuore è talmente grande che la benevolenza e la gratuità vengono scambiate per prepotenza, fino ad arrivare a negare le evidenze più evidenti.
“A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”. Ancora una volta: buon Natale!