venerdì 10 settembre 2021

Mysterium crucis

 

 XXIV Domenica del Tempo Ordinario/B – 12 settembre 2021

 

Dal Vangelo di Marco (8,27-35)

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».


Commento

 Nella XXI Ammonizione San Francesco esorta i frati a fare molta attenzione a non manifestare le cose di Dio per ottenerne un vantaggio, o addirittura un merito personale: “Guai a quel religioso – dice Francesco – che non custodisce nel suo cuore i beni che il Signore gli mostra e non li manifesta agli altri nelle opere, ma piuttosto con la speranza di un contraccambio, brama manifestarli agli uomini a parole”.

La preoccupazione di Gesù nei confronti dei suoi discepoli non era molto lontana da quella del santo di Assisi. Anche nelle cose più nobili e sublimi, anche nelle cose di Dio c’è il rischio dell’appropriazione, dell’uso per l’innalzamento di sé stessi. La rivelazione che Gesù è il Cristo, cioè il prescelto, l’unto di Dio, sicuramente è un dono specialissimo concesso dallo Spirito a Pietro, ma questi non sarà assicurato in automatico dalle malevole istigazioni del nemico; Pietro dovrà combattere la battaglia che sarà poi di ogni uomo, contro la costruzione di una religione artificiale, costruita su sé stessi. “Satana” dice Gesù, senza mezzi termini. O si offre la vita per amore, cioè per rispondere ad un amore che ci precede e che ci chiama, oppure, dietro un’apparenza, si cerca di impossessarsi di gloria umana e potere.
 Pietro rimprovera Gesù, perché pensa di dover essere lui a insegnargli come dovrebbe salvare il mondo, come dovrebbe svolgere il “mestiere” di Salvatore. 

Quanto è frequente anche ai nostri giorni, vedere cristiani (meglio: … che dicono di essere cristiani) avere la pretesa di sapere come Dio dovrebbe intervenire nelle crisi familiari, nelle pandemie, o nelle questioni ecclesiali. Che difficoltà ad accettare l’umanità in cui Dio si rivela: per Pietro e i discepoli lo scandalo era l’umanità di Cristo; per noi che viviamo oggi, lo scandalo è l’umanità della Chiesa e dei suoi pastori.
Per tutti c’è una sola parola d’accesso (dicesi anche password): il mistero della croce vissuta per amore di Cristo.