giovedì 4 marzo 2021

Occhi & Otri nuovi per il vino nuovo

 

III domenica di Quaresima, anno B – 7 marzo 2021

 
TESTO (Gv 2,13-25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo.


 

Commento
 

Cosa c’è nel cuore dell’uomo? Dio solo lo sa! Ma più in particolare, cosa c’era nel cuore di quegli uomini di Gerusalemme di cui Gesù non si fidava – ci dice l’evangelista – benché avessero creduto nei segni da lui compiuti? Potremmo dire semplicemente che c’era una mentalità vecchia, un uomo vecchio, ancorato alla mentalità della religione, cioè del culto esteriore, incapace di guardare con gli occhi di Dio, e più ancora con gli occhi dell’uomo nuovo-Cristo Gesù.
Abbiamo appena ascoltato che Gesù dichiarò di essere capace di ricostruire il tempio di Gerusalemme in tre giorni, ma solo quando poi fu risuscitato dai morti, - cito testualmente - “i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.

Allora, quella fede suscitata solo dai miracoli non poteva essere solida; era ancora una fede bambina e che, difatti, non resse il dramma della condanna di Gesù, incapace com’era di credere anche all’annuncio della futura resurrezione.
Il nuovo e vero tempio per onorare Dio, il luogo del vero culto spirituale, - perché “Dio è spirito” (Gv 4,24) - sarà, dalla Pasqua in poi, l’umanità stessa. Nel concreto: la carne di ogni fratello e di ogni sorella in cui, riconoscendovi e onorandovi il volto di Gesù, si potrà realizzare una restituzione del suo dono d’amore.

Questo testo evangelico è dunque un monito per ogni cristiano: se non si crede e non si coltiva una sincera fede nella resurrezione di Gesù; se non si crede che egli si immedesima nella vita della sua comunità, dei fratelli, soprattutto dei più poveri, - perché questo, ora, è il vero tempio di Dio! - restiamo bloccati ad una religione di morte: i nostri eventuali riti e osservanze religiose resteranno gesti vuoti, e forse - peggio ancora - ci daranno l’illusione di meritarci il paradiso. Da qui a fare delle cose di Dio un mercato il passo sarà brevissimo.