venerdì 15 novembre 2019

Commento al Vangelo della XXXIII Domenica del TO, anno C; 17 novembre 2019





Aveva ragione Gesù    


TESTO  (Lc 21,5-19)

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».





 COMMENTO

Qualche mese fà sono stato in pellegrinaggio in Terra Santa e ho dovuto constatare che Gesù riguardo alle belle pietre del tempio di Gerusalemme aveva proprio ben profetizzato: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Anzi, se questo non bastasse, il luogo dove sorgeva il tempio ora si chiama semplicemente “spianata”, perché tutto l’edificio fu letteralmente spianato e, tanto per aggiungere al danno la beffa, nei secoli successivi vi furono costruite sopra due moschee, per altro bellissime e caratteristiche dello skyline della città.

Tuttavia Gesù aggiunse che non sarebbe stata subito la fine, cioè il giorno del giudizio finale, e anche su questo aveva ragione perché dal 70 d.C – anno della distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dell’esercito romano – fino ad oggi, sono passati poco meno di 2 mila anni e ancora siamo qui, per Grazia sua.

Il Signore si è forse dimenticato di noi, e delle sue promesse di beatitudine per i miti, i misericordiosi e i poveri? Nella seconda lettera di San Pietro troviamo delle parole adatte a questa domanda: “Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. 9Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.” (2 Pt 3,9)

Conclusione: stiamo vivendo nel tempo della divina pazienza, il tempo in cui i discepoli del Signore sono chiamati a compiere la missione di annunciare la sua salvezza fino ai confini del mondo; il tempo in cui le lacrime versate da tutti gli oppressi e i sofferenti della terra sono raccolte nel cuore trafitto di Gesù Signore che le trasformerà in gioia eterna. E benché ancora ai nostri giorni, a fianco della spianata del tempio di Gerusalemme, si erge il cosiddetto “muro del pianto”, in quel giorno, quando sarà la vera Fine, vedremo risplendere la nuova Gerusalemme, quella del Cielo, cioè il Paradiso, dove il Signore, ci dice l’Apocalisse, “asciugherà ogni lacrima …  e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate”. (Ap 21,4)