venerdì 1 marzo 2013

Commento Vangelo III Dom Quaresima anno C, 3 marzo 2013

ESTOTE PARATI ! (siate pronti!)

TESTO (Lc 13,1-9)
 

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 

Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 

O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
 

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
 

COMMENTO
 

Non ne ricordo la data precisa ma fu probabilmente intorno alla fine degli anni ’60 che un’alluvione devastò la città di Firenze. Come sempre ci fu qualcuno che mise in ballo il castigo di Dio. Il Vescovo di Firenze tagliò corto e a tali insinuazioni rispose dicendo di non essersi mai accorto che i fiorentini più peccatori abitassero tutti al pian terreno.
 

Forse sarà anche colpa di quella formula che tra le sette possibili, viene più frequentemente insegnata come Atto di dolore da dire al termine della confessione: “…perché peccando ho meritato i tuoi castighi”.
 

O forse siamo noi uomini di piccola fede che non siamo capaci di elevarci alle altezze del cuore di Dio e lo immaginiamo come uno di noi che si offende e che ci fa scontare i nostri reati di “lesa maestà” con qualche saetta e “provvidenziale” scapaccione.
 

Gesù dice che tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato e nelle sue conseguenze anche cosmiche: certamente anche una disgrazia naturale o il delitto di un uomo scellerato, hanno sempre un legame con il peccato dell’uomo (non fosse altro con quello originale e con lo sconvolgimento che ne è seguito), senza che però ci sia un legame diretto tra una disgrazia subita e la propria vita morale. Noi crediamo che il giudizio divino su ognuno avverrà “mox post mortem” (subito dopo la morte), e che tutto ciò che avviene prima di essa è occasione di Grazia, perché ciò che Dio ha permesso non può non avere un fine di bene.  Finché il Signore ci da giorni da vivere abbia ancora tempo per cambiare vita, per entrare nell’anno di Grazia proclamato da Gesù nella sinagoga di Nazareth, per portar frutto prima dello scadere dell’anno di proroga concesso dal padrone del fico infruttifero.
 

Si tratterà dunque di vivere ogni avvenimento come occasione di Grazia e come sano avvertimento,  sulla brevità della nostra vita, sulla debolezza delle nostre forze o sulla precarietà della nostra esistenza quaggiù. Come ci farebbe bene riflettere più spesso, come diceva San Francesco, che fin da quando nasciamo abbiamo una sorellina che cammina con noi che si chiama “sorella morte”! E’ una sorella che forse fa paura ma è quella che ci riporta sempre, mano nella mano, al Padre; a condizione che viviamo nell’amore di questo Padre, altrimenti la nostra fine eterna sarà simile (ben peggiore) di quei tali morti per disgrazia o per cattiveria altrui.