martedì 23 agosto 2022

Commento al Vangelo della XXII domenica del Tempo Ordinario, anno C - 28 agosto 2022

 


Alla festa della vita


Dal Vangelo di Luca (14,1.7-14) 

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».


COMMENTO

L’occasione da cui parte Gesù è l’invito a pranzo da parte di un fariseo. Vedendo come gli invitati scelgono i posti più importanti a mensa, Gesù offre delle indicazioni di comportamento che vanno oltre semplici questioni di opportunità. Può essere buona norma scegliere il posto meno ragguardevole per evitare l’umiliazione di essere retrocesso. Ma non è detto che questo, di fatto, avvenga sempre. Nella vita concreta, potremmo scegliere tutte le volte l’ultimo posto senza mai essere invitati a “salire”.

Occorre guardare lo sfondo su cui si colloca Gesù, quello della risurrezione dei giusti, causata a sua volta dalla sua stessa incarnazione e dalla sua stessa Pasqua. Il vero sposo della nostra umanità è Gesù, Figlio di Dio; egli non solo si è fatto uomo, ma – come ci ricorda San Paolo nell’inno della lettera ai Filippesi (cf. 2,6-11) – “umiliò se stesso abbassandosi fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato...”.

Ecco il fondamento del valore degli ultimi posti, dell’umiltà, e dell’invitare gli scartati del mondo che non potranno mai restituirci l’invito. Non cercare la gloria umana, non cercare di primeggiare ma piuttosto di mettersi a servizio dell’uomo è stato esattamente l’itinerario prescelto dal Figlio di Dio. Un itinerario di amore incompreso e quindi faticoso, ma allo stesso tempo glorioso, e di una felicità senza fine.
Il vero banchetto di nozze è proprio quello della vita. Questo ci può suonare come un ingenuo spiritualismo, ma tutta la vita potrebbe essere una festa se solo fosse la condivisione, nell’amicizia di Cristo Signore, della gioia di sentirsi amati, di sentirsi figli, di sentirsi già eletti a partecipare all’amore eterno che è Dio.

Ma se così è , non ci sarà più bisogno di accaparrarsi amicizie, favori, e riconoscenza da parte degli altri, perché ogni gesto più semplice, come quello di invitare a cena qualcuno, o di condividere più in generale i propri beni, diventerà piuttosto la restituzione e ringraziamento di tutto e per tutto ciò che il Signore ci ha già donato.