Di persona , o per sentito dire?
( cf Mt 7, 21-27)
Siamo alla fine del grande e famoso discorso della Montagna, uno dei discorsi più citati e più "predicati" della storia della cristianità. "Non chi dice Signore , Signore! entrerà nel regno dei cieli ma colui che fa' la volontà del Padre mio che è nei Cieli". Questa catechesi non poteva che chiudersi con la prospettiva del giudizio finale.
In quel giorno non basterà aver affaticato le orecchie del Signore con le nostre lamentele: In quel giorno conteranno i fatti, le nostre opere di misericordia, tutto ciò che avremo saputo dare, o se si vuole in modo più sintetico, il fatto di aver seguito o no gli esempi e gli insegnamenti di Gesù.
Sul monte della Trasfigurazione una voce dal cielo dice:" Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!" Ecco dunque la sintesi della volontà del " Padre mio che è nei cieli": ascoltare suo figlio Gesù. Noi sappiamo che nella Bibbia ascoltare è l'equivalente di obbedire ( ob – audire = ascoltare colui che ti sta davanti ) . Qui si pone il problema prospettato da Gesù: c'è qualcuno che pensa di essere salvato a furia di parole, per il fatto di credere e di invocare la persona di Gesù; e magari il Signore non disdegna di farsi presente e di operare attraverso questi profeti- parolai che in tutta verità possono dire di aver predicato, scacciato demoni e perfino fatto miracoli. Ma per il destino eterno di ognuno ciò che veramente conterà è di aver conosciuto Gesù faccia a faccia, aver imparato a dargli del "tu", di aver calpestato le sue tracce: tracce che vanno verso una beata eternità … passando per il Calvario. Questo è il problema! Il calvario.
Mi sembra che si faccia fatica ad accettare che il Signore è un Dio crocifisso: paradosso della fede cristiana, dove Colui che può tutto si lascia sottomettere da coloro che senza Lui non potrebbero nulla. Tanti non la vogliono sentire questa parola, ma è bene ridirla e annunciarla: la CROCE!
Chi non la vuole sfiorare nemmeno con un dito sta costruendo la sua casa sulla sabbia, e alla prima pioggia ( malattia, contrattempi della vita, delusioni ) la sua casa svanirà.
La nostra strada per il Paradiso è solo una : Gesù di Nazareth. Lui che era un uomo-Dio fatto di terra e di Cielo ci ha salvato per il sacrificio della croce; e noi che siamo uomini terra-terra , vorremmo andare in cielo per altre strade. Siamo pazzi! Ci facciamo un dio a nostra immagine e somiglianza, ma quel giorno rischiamo di sentirci dire: " via, lontano da me perché non vi ho mai conosciuto!".
Non è che questo ci debba consolare, ma vedo che anche i nostri fratellini beninesi non sono da meno. Soprattutto la Domenica mattina le TV nazionali trasmettono super–pistolotti di qualche predicatore che in nome di Gesù promette ben-essere, realizzazione, emancipazione, spesso anche successo economico ( quella è una nota che suona bene qui! ), ma senti parlare raramente che Gesù lo si conosce quando come Lui, dai tutto di te. Purtroppo qui, anche in qualche movimento carismatico cattolico si parla tanto di guarigione, di liberazione , ma tanto poco di accettazione della propria storia (pur nella lotta), di solidarietà con il fratello accanto ( che forse sta peggio di me).
Chi non ama Dio e il prossimo nel sacrificio di sé conosce il Signore solo per sentito dire. E allora se vuoi dare solidità alla tua fede (costruire la casa sulla roccia) guarda fuori dalla finestra un attimo: forse c'è una persona sola che avrebbe piacere di una visita. Invece di lamentarti del governo ladro, metti mano al portafoglio e prova a pensare a qualcuno per il quale il tuo "di più" (sempre onestamente guadagnato?) potrebbe essere una mano santa. Abbraccia la croce di Gesù e guardalo negli occhi … del tuo fratello.
E poveretti anche noi frati, preti e compagnia, quando invece di mettere in pratica il discorso della montagna facciamo solo una montagna di discorsi.!