mercoledì 16 luglio 2014

Commento al Vangelo della XVI Dom TO, anno A. 20 luglio 2014




Un grano geneticamente modificato



TESTO ( Mt 13,24-43 )

24 Egli propose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. 27 E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania?" 28 Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" 29 Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. 30 Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: 'Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio'"».


COMMENTO

Ancora un’immagine tratta dal mondo agricolo e ancora un particolare molto anomalo per attirare l’attenzione del lettore. Faccio riferimento alla prima delle tre parabole,  quella  della zizzania: sembra veramente imprudente lasciare un campo seminato a se stesso, senza neppure zapparlo, tenuto conto che al tempo di Gesù non esistevano i diserbanti. Eppure questo seminatore della Parola, di cui già si parlava Domenica scorsa, non solo getta il seme ovunque, perché ovunque si potrà trovare un fazzoletto di terra buona che moltiplicherà abbondantemente il seme, ma non si preoccupa neppure di zappare le erbacce che gli crescono intorno; da ciò si deduce che quel seminatore è cosciente di avere un seme talmente buono e forte che una volta cresciuto non potrà essere soffocato da alcun agente esterno. Tutti purtroppo noteranno che nel campo di grano c’è della zizzania ma la crescita di questa non potrà arrestare la crescita fino alla piena maturazione del buon grano. Questo grano, evidentemente, ha una crescita inarrestabile che neppure i servi del padrone arrivano a immaginare. Che si tratti di un grano geneticamente modificato? Certamente si: addirittura un gene di origine divina. Il grano buono per noi ha un’identità, è il Verbo di Dio seminato nella nostra umanità, che in Gesù di Nazareth ha riportato vittoria su tutti gli scandali e le malvagità della terra. Il problema centrale è dunque far cadere il grano buono nel terreno della nostra vita, e meno preoccuparsi del male. Detto altrimenti, il modo più giusto e efficace di fronteggiare il male è quello di coltivare il bene, e noi sappiamo dalle parole di Gesù stesso che esiste un solo Bene. “Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio” – (Mc 10,18). 
Interessante notare che se i servi del Padrone vorrebbero prendere l’iniziativa di raccogliere la zizzania, il padrone si guarda bene dall’accettare la proposta: le loro mani così grossolane non potrebbero non strappare anche una pur piccola parte di grano buono. Non sia mai! Quelle poche spighe buone sradicate per sbaglio non potranno mai essere il prezzo da pagare per eliminare tutta la zizzania.

 Se crediamo che il Signore Gesù è l’Onnipotente, perché temere la zizzania intorno a noi? O perché addirittura avere la pretesa di eliminarla? E’ il Signore, e solo Lui, che alla fine di tutto trionferà. Che forse il Signore permetta la crescita della zizzania per mettere alla prova la nostra fede?

 “Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31). 

martedì 8 luglio 2014

Commento al Vangelo della XV Dom del TO, anno A. 13 luglio 2014




La parabola del seminatore sciupone


Testo ( Mt 13,1-9)

1 In quel giorno Gesù, uscito di casa, si mise a sedere presso il mare; 2 e una grande folla si radunò intorno a lui; cosicché egli, salito su una barca, vi sedette; e tutta la folla stava sulla riva. 3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo:
«Il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. 5 Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. 7 Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi oda».


Commento

In teologia ci insegnarono che le parabole raccontate da Gesù sono dei piccoli capolavori letterari, dove la semplicità si coniuga alla profondità, l’immediatezza alla densità di riflessioni possibili. Ciò che accomuna le parabole di Gesù è che quasi sempre il messaggio che l’autore vuole far passare è contenuto proprio in uno o più elementi apparentemente strani. In questo caso ad esempio abbiamo la storia di un seminatore sprecone che rientra bene nello stile delle parabole di Gesù. 

L’elemento che suscita stupore è appunto la prodigalità con cui questo contadino getta i suoi semi: come è possibile che questi non abbia dato uno sguardo a dove stava gettando le sue sementi? Certamente un contadino che deve seminare un campo non può far caso a dove cade ciascun seme, ma ci sarebbe da chiedersi se non abbia prima fatto attenzione a dove stava sparpagliando la sua ricchezza: se nel terreno ci sono un po’ di sassi da una parte, da un’altra le spine e pure delle strade che lo attraversano, ma vale la pena di seminare un campo simile? Addirittura fa cadere del seme anche lungo la strada, luogo di transito, in cui è praticamente impossibile che germogli qualcosa, e dove gli uccelli verranno subito a mangiare quel seme. 
Una risposta possibile è che questo seminatore è tanto sicuro della resa del seme caduto sulla terra fertile da non  preoccuparsi più di tanto se tanta parte se ne perde; la resa di pochi semi lo ricompenseranno abbondantemente del fallimento degli altri. 

A noi, cosa vuol dire Gesù? Senz’altro che la potenza della sua Parola, delle sue promesse, della sua Grazia non è da mettere in discussione; come è detto nella prima lettura tratta dal profeta Isaia, la Parola di Dio non può non fare effetto e se fallimento c’è, esso viene piuttosto dalla mancata accoglienza e dalla poca disposizione. 

Se pensiamo alla storia del nostro paese o della nostra Europa, vediamo tante spine, un terreno che fa’ crescere e germogliare il seme ma dove le preoccupazioni del mondo sono così aggressive che spesso questa crescita è soffocata e vanificata. Vediamo però anche il terreno buono che ha reso il trenta, il sessanta e a volte anche il cento per uno. 

Guardiamo un attimo quanti santi sono germogliati nelle nostre comunità cristiane. Basterebbe prendere un qualsiasi giorno dell’anno, guardare il calendario e accorgersi che possiamo ricordarne svariati ogni giorno; molti di più tuttavia sono i santi sconosciuti alle masse, che sono stati fecondati dalla Grazia del Signore e che hanno saputo far fruttare in abbondanza la Parola ricevuta. 

Le dure parole di Gesù sulla sordità di chi non vuole mettersi in ricerca in realtà devono essere per noi di consolazione, poiché ci viene annunciata la potenziale fecondità di ogni cuore che con buona volontà si interroga e si lascia provocare da ogni seme di verità caduto sul suo cammino.