sabato 19 marzo 2011

Commento al Vangelo della II Domenica di Quaresima Anno A: 20 marzo 2011.

Illuminati dalla luce di Cristo
(cf Mt 17,1-9)

Vivendogli accanto i discepoli hanno avuto la possibilità di sperimentare più di una volta, in presa diretta, qualche bagliore della potenza divina del loro Maestro. I miracoli ("Chi è dunque costui al quale perfino il mare e il vento obbediscono" Mt 4,41), le parole di saggezza che uscivano dalla sua bocca ("Donde gli viene questa saggezza?" Mt 13,53) e l'evento della Trasfigurazione hanno di fatto accompagnato il cammino di Cristo verso Gerusalemme, e hanno costituito l'esegesi più chiara dei suoi insegnamenti. Il Vangelo di oggi ci racconta proprio l'episodio della Trasfigurazione. Egli appare a Pietro, Giacomo e Giovanni in una luce nuova: il suo volto splendeva come il sole e le sue vesti divennero bianche come la luce. Al suo fianco Mosè e Elia, a testimoniarne l'autorevolezza.
Da una parte potremmo dire: beati loro che hanno visto! Sarebbe stato bello essere al loro posto e vivere quegli attimi di immensa consolazione. Da un'altra occorre osservare: quella luce si è forse spenta? La luce di Cristo non continua forse a brillare sul volto di tanti suoi discepoli di ieri e di oggi? Quanti Santi sono stati e continuano ad essere la "trasfigurazione" del volto crocifisso e glorioso di Cristo risorto? Quella luce balenata in anticipo ai tre intimi di Gesù sul monte della Trasfigurazione (il Tabor), generata sul monte Calvario e sprigionata il giorno della resurrezione, non si è mai spenta! Persecuzioni, calunnie, le infedeltà stesse di tutti i cristiani, non hanno più potuto estinguere questa luce meravigliosa, anzi essa va crescendo. Noi sappiamo che a cominciare dal Natale di 2000 anni fa' la luce di Cristo, simboleggiata dalla stella di Betlemme, ha "illuminato" e "guidato" la storia dell'umanità, prima i re magi e poi milioni di uomini, e ancora illuminerà e guiderà tutti gli uomini della terra verso la città futura, la città eterna, la Gerusalemme celeste, la dimore eterna di Dio con l'uomo dove non ci sarà più lamento, né lacrime (cf Ap 21,5) e dove non ci sarà più né luce di sole, né della luna, perché la Gloria di Dio la illumina (cf Ap 20,23).
Quanti santi sono stati lo specchio di questa luce! Quanti santi hanno saputo ri-trasmetterci lo stesso calore, la stessa bellezza e lo stesso chiarore! Vorrei riservare una riflessione, oggi 17 marzo festa del 150° anniversario dell'Unità di Italia, proprio a noi italiani. Quanti esempi luminosi il nostro popolo ha ricevuto! I martiri dell'epoca romana, San Benedetto, San Francesco e Santa Chiara, San Bonaventura, fino ad arrivare a tempi più recenti con San Giovanni Bosco, e ai giorni di oggi con San Pier Giorgio Frassati, San Pio da Pietrelcina e tanti altri. Cosa stiamo facendo di queste luci? Ci stiamo cospargendo (il cuore) di cenere rivestendoci di sacco per fare penitenza, come fecero gli abitanti di Ninive di fronte alla predicazione di Giona? Perché di fatto ben più di Giona c'è qui.
E penso ai miei fratelli in Cristo qui del Bénin. Santi canonizzati? Zero! Per carità, siamo certi che di cristiani beninesi santi ce ne saranno già stati tanti, ma di modelli certi per i quali si possa dire "questi sono delle catechesi viventi", neanche uno. E allora attualizzando il Vangelo, sentiamo rivolte a noi italiani le parole ammonitrici di Gesù:
"Guai a te, Torino, guai a te, Palermo! Perché se a Cotonou e a Ouidah (Bénin) fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. Perciò nel giudizio Cotonou e Ouidah saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Italia, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata!"
 (libero adattamento di Mt 10,13-15).
Meditate gente, meditate!