venerdì 28 marzo 2014

Commento al Vangelo della IV Domenica di Quaresima, anno A. 30 marzo 2014




La luce splende nelle tenebre dell’umana cecità. 



TESTO  (Cf Gv 9,1-41)

Passando vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. 4 Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6 Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». 9 Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10 Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». 11 Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». 12 Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so».
13 Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». 18 Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20 I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; 21 come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». 22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!».
24 Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». 25 Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». 26 Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27 Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28 Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! 29 Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30 Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32 Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33 Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34 Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.
35 Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». 36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37 Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». 38 Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. 39 Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». 41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».


COMMENTO

Primo momento della veglia pasquale, madre di tutte le veglie, è giustamente la liturgia della luce;  nella notte del prossimo 19 aprile per tre volte l'acclamazione "Cristo luce del mondo!" ci esorterà ad abbandonare il buio dell’ignoranza e del peccato.
Tuttavia in questa quarta Domenica di Quaresima l’episodio del cieco nato anticipa e preannuncia il grande bagliore della luce pasquale di Cristo risorto. Al centro della scena c’è Gesù e un uomo che mendicava il suo vivere quotidiano e che senza nulla chiedere riceve il tocco benefico di Gesù, cominciando a vedere per la prima volta in vita sua. Al Messia è sufficiente fare del fango mescolando della terra con la sua saliva, spalmarlo sugli occhi del cieco e inviarlo lavarsi nella piscina di Siloe (Inviato); tanto poco basta perché è il fango dell’umanità decaduta nel peccato, ma assunta dal Figlio di Dio, ad essere capace di guarire. 

Eppure quel mondo pre-esisteva al cieco. Certo quel cieco non ne aveva alcuna percezione visiva perché viveva al buio, ma un buio soggettivo provocato dalla sua cecità, non dalla mancanza di luce.

La luce di Dio ha sempre brillato nel mondo fin dalla sua creazione, ma gli uomini hanno chiuso i loro occhi, volgendo le spalle a Dio, peccando contro Lui, volendosi appropriare della conoscenza del bene e del male che può appartenere solo alla sua sapienza creatrice. Così facendo non hanno spento la luce, ma hanno spento i loro occhi, si sono tolti la possibilità di vedere le cose per quello che sono nella verità, e da lì sono nati tutti i problemi dell'uomo: cosmici, umani e spirituali. Da quel momento l'uomo ha iniziato a chiamare bene ciò che Bene non è, e a chiamare male ciò che male non è. L’umanità intera è divenuta cieca.

Ecco la Grazia di Cristo che viene a salvarci dalle conseguenze disastrose del nostro peccato, che viene a illuminarci, o se volete ad aprirci gli occhi. Quel cero pasquale acceso la notte di Pasqua, simbolo di Gesù risorto, ci parla! Quel cero pasquale, acceso per ognuno noi nei due momenti essenziali del Battesimo e delle esequie, segna l'inizio e la fine, a testimoniare che quella luce non ci abbandona mai, che non si spegnerà mai: Ma noi, cosa stiamo facendo di quella luce? Riconosciamo la potenza e la Grazia di Cristo e siamo capaci di professare ad occhi aperti, come il cieco nato: "Credo Signore" (Gv 9,38)? Oppure facciamo come i farisei che presumono di vedere e restano nel peccato? Per loro Gesù ha delle parole durissime: "Se voi foste ciechi, voi non avreste alcun peccato; ma voi dite: Noi vediamo! Il vostro peccato rimane" (Gv 9,41).

Accogliamo l’invito che il Signore rivolge alla Chiesa di Laodicea nell’Apocalisse: “Ti consiglio di comprare da me […] collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista (Ap. 3,18).

sabato 22 marzo 2014

Commento al Vangelo della III Domenica di Quaresima , anno A. 23 marzo 2014.



Gesù salva gratis, ma non per forza.


TESTO ( cf Gv 4, 5-42 )

5 Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». 8 I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». 13 Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16 Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». 17 Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; 18 infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». 26 Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». 28 La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». 30 Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32 Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33 E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». 34 Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37 Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».


COMMENTO

La sete di Gesù al pozzo di Giacobbe ha tutta l’aria di non essere un pretesto, una scusa per "attaccare bottone" e convertire la tipa samaritana, ma appare una sete reale, l’emergenza di un bisogno primario. Il fatto è che nel corso del dialogo la samaritana avverte nel cuore una sete di tipo diverso, potremmo dire un bisogno ancor più primario, la sete cioè di verità e di salvezza: "la donna allora lasciò la brocca e corse in città e disse alla gente «venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Non sarà il Messia?»" (Gv 4,29). La donna era venuta anche lei per prendere un po' d'acqua con la sua brocca ma poi nel corso del dialogo si è accorta che c'è un di più che va oltre le esigenze materiali, si è accorta che nella sua vita c'era qualcosa che non andava:"hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito"; a tal punto che questa donna lascia lì la sua brocca e corre ad annunciare l'avvenimento ai suoi compaesani. Forse la dimentica, forse la lascia volutamente per arrivare più veloce in paese; in ogni caso il suo cuore è preso! 
Gesù è mendicante per donarci ben di più di ciò che chiede. La sua sete al pozzo di Giacobbe ci rimanda alle sue ultime parole sulla croce: " Sapendo che tutto era compiuto Gesù disse: ho sete" ( Gv 19,28). Gesù ha sete di dissetarci. Gesù è il nostro Dio, l'unico, venuto alla ricerca dell'uomo per donarci la salvezza eterna. Egli viene come colui che chiede per non obbligarci, per farci aprire gli occhi su ciò che con ancor più forza noi dovremmo chiedere a Lui: salvezza, vita eterna, liberazione dal male, pace senza fine, amore per sempre. Potrà sembrare strano ma è così: viene a donarci tendendo la mano come un questuante. Tuttavia se guardo solo alla storia della mia famiglia francescana vedo una schiera beata di frati questuanti che erano degli apostoli efficacissimi. Anch'essi andavano cercando grano, mosto, pane, ma davano la Parola di Dio, un'acqua viva dunque, una parola di salvezza. 
Colui che chiede si pone al di sotto dell'interlocutore, colui che chiede è inferiore al donatore, colui che chiede è il più debole e non può imporre nulla, colui che chiede lascia libero di dire "NO". Gesù ci salva gratis, ma non per forza. Ecco perché mi chiedo spesso se i missionari che operano nel terzo mondo evangelizzino più quei popoli ai quali, insieme al Vangelo, danno tante cose e tanti servizi essenziali, o più i nostri conterranei ai quali, in nome dell'annuncio del Vangelo, tendono costantemente la mano. 
La Chiesa sarà la vera Chiesa di Cristo e saprà evangelizzare il mondo intero quando non solo saprà soccorrere i poveri, ma quando saprà essere la Chiesa DEI poveri, mendicanti dei beni che passano per trasmettere ciò che sazia per l'eternità.

domenica 16 marzo 2014

Commento al Vangelo della II Domenica di Quaresima, anno A. 16 marzo 2014




Illuminati dalla luce di Cristo
 


TESTO (cf Mt 17,1-9)
1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».






COMMENTO


I vangeli delle prime due Domeniche di Quaresima segnano proprio la porta d’ingresso nel cammino quaresimale di ogni anno. Nella prima, contempliamo Gesù in tutta la sua umanità che lotta contro le insidie del nemico e le tentazioni del mondo; nella seconda, l’odierna, Gesù appare invece nella gloria divina della sua umanità trasfigurata. 
 

Vivendogli accanto i discepoli hanno avuto la possibilità di sperimentare più di una volta in presa diretta qualche bagliore della potenza divina del loro Maestro. I miracoli ("Chi è dunque costui al quale perfino il mare e il vento obbediscono?"- Mt 4,41), le parole di saggezza che uscivano dalla sua bocca ("Donde gli viene questa saggezza?"- Mt 13,53) e l'evento della Trasfigurazione, hanno di fatto accompagnato il cammino di Cristo verso Gerusalemme e costituito l'esegesi più chiara dei suoi insegnamenti. 

Il Vangelo di oggi ci racconta proprio l'episodio della Trasfigurazione. Egli appare a Pietro, Giacomo e Giovanni in una luce nuova: il suo volto splendeva come il sole e le sue vesti divennero bianche come la luce. Al suo fianco Mosè e Elia, a testimoniarne l'autorevolezza.
Da una parte potremmo dire: beati loro che hanno visto! Sarebbe stato bello essere al loro posto e vivere quegli attimi di immensa consolazione.


 Da un'altra occorre osservare: quella luce si è forse spenta? La luce di Cristo non continua forse a brillare sul volto di tanti suoi discepoli di ieri e di oggi? Quanti Santi sono stati e continuano ad essere la "trasfigurazione" del volto crocifisso e glorioso di Cristo risorto? Quella luce balenata in anticipo ai tre intimi di Gesù sul monte della Trasfigurazione (il Tabor), generata sul monte Calvario e sprigionata il giorno della resurrezione, non si è mai spenta. Persecuzioni, calunnie, le infedeltà stesse di tutti i cristiani, non hanno più potuto estinguere questa luce meravigliosa, anzi essa va crescendo. 

Noi sappiamo che a cominciare dal Natale di 2000 anni fa' la luce di Cristo, simboleggiata dalla stella di Betlemme, ha "illuminato" e "guidato" la storia dell'umanità, prima i re magi e poi milioni di uomini, e ancora illuminerà e guiderà tutti gli uomini della terra verso la città futura, la città eterna, la Gerusalemme celeste, la dimore eterna di Dio con l'uomo dove non ci sarà più lamento, né lacrime (cf Ap 21,5) e dove non ci sarà più né luce di sole, né della luna, perché la Gloria di Dio la illumina (cf Ap 20,23).

venerdì 7 marzo 2014

Commento al Vangelo I Domenica Quaresima anno A. 9 marzo 2014



Alla ricerca dei miracoli di Dio o del Dio dei miracoli?


TESTO ( cf Mt 4,1-11)

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10 Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto».
11 Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.



COMMENTO

Abbiamo appena ricevuto le ceneri e qualcuno avrebbe dovuto dirci:"convertiti e credi al Vangelo" oppure "polvere sei e in polvere ritornerai". Ricevere le ceneri con il contestuale appello alla conversione significa riconoscere di essere terra e cenere, come Gesù che essendo Dio è "at-terrato" fra noi e per noi, non risparmiandosi le sofferenze e le umiliazioni della vita umana. Significa entrare con lui in un cammino di penitenza, di condivisione della sofferenza del prossimo, di ricerca dell'essenziale. L'essenziale è l'amore di Dio.

Il Vangelo di questa prima Domenica appunto ci mostra l'itinerario dei quaranta giorni di Gesù nel deserto, lo stesso che dovremmo fare noi, se con sincerità abbiamo ricevuto le ceneri di mercoledì scorso. Gesù davanti alle sollecitazioni del grande tentatore non distoglie l'attenzione dal riferimento unico del suo cammino: Dio Padre. Tutto ci viene dato in Dio Padre, e al suo amore Gesù vuole ricondurci.

L'uomo non vive solo di pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. La parola di Dio è creatrice: se imitiamo Gesù e viviamo nell'obbedienza alla Parola abbiamo la vita nella sua pienezza. Quella eterna ma anche questa quaggiù, perché obbedire a Dio significa anche non rifiutare di batterci per il pane quotidiano, che per altro Lui stesso ci ha detto di chiedere.

Se imitiamo Gesù e rendiamo culto solo a Dio Padre, saremo liberi da tutto e da tutti. Dobbiamo imparare a stare in ginocchio e pregare Dio per imparare a stare in piedi davanti agli uomini e agli avvenimenti; certi santi avevano la libera tranquillità di parlare "da uomo a uomo" al ciabattino come al Papa.

Se imitiamo Gesù e cerchiamo di servire Dio (servendo i fratelli) anziché servirci di Dio, saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è (cf 1 Gv 3,2). Saremo cioè talmente forti da attraversare i confini della morte per arrivare a contemplarlo faccia a faccia. Il tentatore può offrire tutto ma l'unica cosa che non potrà darci è la vita eterna. Questa la può dare solo il Padre … Eterno! appunto. Attraverso l'inganno e le disoneste furberie si possono effettivamente ottenere molte cose, tranne la vera gioia quaggiù e il Paradiso lassù.

Dobbiamo metterci seriamente alla ricerca del Signore, ritrovare le sue tracce, ricalcarle più da vicino e colmare il distacco che ci separa da Lui e arrivare a toccarlo! a fare cioè una vera esperienza della sua presenza. "… Se solo arrivassi a toccare un lembo del suo mantello…" ricordate? Ecco il vero frutto della Quaresima e del cammino penitenziale: la conversione a Dio.


Non scordiamoci qualche gesto concreto di penitenza, altrimenti il nostro slancio di conversione rischia di restare flaccido. Facciamo qualche rinuncia, apriamo un po' di più gli occhi sul mondo circostante, salutiamo cordialmente anche chi ci mostra freddezza. Come è successo a Gesù, vedremo qualche angelo che ci verrà a fare visita.