giovedì 14 marzo 2024

Benedetti in Cristo innalzato

 

 Commento al Vangelo della V domenica di Quaresima, anno B – 17 marzo 2024


Dal Vangelo secondo Giovanni (12,20-33)


In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Commento 

Oggi partiamo dalla testimonianza di Elie Wiesel, scampato ai lager nazisti della Seconda guerra mondiale. Nel suo libro La notte, (1958), racconta dell’impiccagione di un ragazzo di tredici anni. L’autore ricorda che nel momento in cui quel tredicenne ancora agonizzava...
"Dietro di me udii il solito uomo domandare:
– Dov’è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
– Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…" (Elie Wiesel, La notte)
Da notare che chi scrive è un ebreo rimasto ebreo, eppure la sua riflessione tocca il senso profondo del mistero della croce di cui ci ha parlato Gesù in questo brano di vangelo.
Gesù, soprattutto nella memoria dell’evangelista Giovanni, parla della sua morte come di un innalzamento, di una glorificazione, cioè della manifestazione della sua potenza. Qual è l’onnipotenza del figlio di Dio in tutto questo? La libertà di amare fino alla fine, di non essere costretto dalla sua natura divina a mostrare la sua forza, la libertà di offrire la sua vita.

Si, L’onnipotenza di Dio, la gloria di Dio si rende manifesta in questa umanità caduta in terra, come un chicco di grano che muore, ma che diventa generativa e feconda per una nuova umanità.
Ecco la vera risposta a chi domandava: “Vogliamo vedere Gesù”. Non poteva ridursi all’incontro con un volto fisicamente presente. Per incontrare e far esperienza di Gesù occorreva a quei greci, e occorre anche a noi oggi, riconoscerlo nelle centinaia, migliaia di uomini crocifissi della storia, a partire da quelli delle nostre storie quotidiane.

Alla frequente domanda che nei momenti di prova, più o meno tutti ci poniamo: “Mio Dio, ma dove sei finito?” anche noi dovremmo sentire risuonare la stessa risposta dal fondo della coscienza: “Sono nel tuo genitore malato, sono in questo tuo figlio sulla sedia a rotelle, sono nella tua solitudine, abito lì dove tu stai maledicendo la vita, perché io mi sono fatto maledizione per te (cf. Gal 3,13), per benedirti in eterno!”