venerdì 14 agosto 2020

Commento al Vangelo della XX Domenica del TO/A - 16 agosto 2020

 
 

Nella fede in Gesù anche i cagnolini diventano figli

 
 

TESTO (Mt 15,21-28)

 
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
 Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita
 

 

COMMENTO
 

Sebbene Gesù dichiari di essere stato mandato solo alle pecore perdute della casa di Israele, ecco un gesto di grande compassione da parte sua per una donna cananèa, cioè non israelita. Cosa è successo nel frattempo, nel corso di questo breve dialogo?
 

È successo che mentre i discepoli volevano da Gesù un miracolo in quattro e quattr’otto, un miracolo per così dire “prèt-à-porter”, tanto per scrollarsi di dosso la donna, visto che li inseguiva gridandogli dietro, Gesù non tratta la donna come un problema da risolvere.
 

Gesù conduce la donna ad esprimere una fede profonda, sincera, di totale abbandono. Assomiglia questa donna a quel figlio piccolo della parabola del “padre misericordioso” (cf Lc 15) in cui il secondogenito torna a casa, dopo aver tutto sprecato, e cammin facendo si prepara il discorso per chiedere di essere riammesso tra i servi del padre. Ma quel padre lo riammette tra i suoi figli e fa festa per lui. Qui ugualmente la donna non viene trattata da cagnolino, ma da figlia, perché è lei che ha tirato fuori dal suo cuore una fede degna di un figlio che si abbandona tra le braccia di un papà. Una figlia, anch’ella pecora perduta della casa d’Israele, perché anch’ella chiamata alla salvezza di Cristo destinata a tutti i popoli.
 

Ecco cosa è successo dunque, in questo dialogo. Una straniera, per la sua fede espressa e vissuta con totalità e abbandono, entra a far parte del nuovo e del vero Israele, cioè il popolo che ha la stessa fede di Abramo, e non tanto la stessa appartenenza etnica. Abramo che fu esaudito, appunto, per la sua fede.