giovedì 21 maggio 2020

Commento al Vangelo della Solennità dell'Ascensione/A - Domenica 24 maggio 2020



Il Signore bussa sempre!


TESTO (Mt 28,16-20)            

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
 


COMMENTO
 

Il Signore ci parla al presente: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. I maestri di vita spirituale ci insegnano a distinguere il modo di parlare di Dio dal modo di parlare dello spirito tentatore. Dio parla al presente: adesso; ci invita a cogliere la Grazia del momento, ad accorgerci della sua presenza permanente, anche se a volte sembra molto assente, o addirittura che si sia addormentato, come capitò di vedere agli apostoli durante la traversata in barca, col lago in tempesta.
 

Il tentatore invece ci parla al passato, per indurci alle solite sterili recriminazioni con discorsi del tipo. “Se quella persona non mi avesse fatto questo…se non avessi subito quella ingiustizia…se, se” e così via. Pensieri questi che non ci riconciliano col passato e anzi induriscono il cuore. Ma il tentatore ci parla anche al futuro, per indurci a vane speranze, ad illusioni senza fondamento con discorsi del tipo: “quando avrò risolto questo problema, allora sarò in pace; quando sarà finita questa situazione allora starò finalmente bene” e così si finisce che troveremo che c’è sempre qualcosa\qualcuno a cui dare la colpa perché impedirebbe la mia gioia; ma anche in questo caso restiamo ciechi rispetto alle grazie del momento presente.
 

Chi invece vive immerso, battezzato nello Spirito di Dio, non manca di nulla. Il mistero dell’Ascensione non è la celebrazione della dipartita di Gesù risorto, ma dell’inaugurazione – completata dalla Pentecoste – della sua più intima modalità per restare tra noi, con noi e soprattutto in noi. È la certezza della sua presenza spirituale, e quindi reale, che permette di fare una memoria spirituale del passato, quindi con la gratitudine per ciò che ci ha donato; e di fare un atto di speranza fondato sulla certezza della realtà del suo amore per me, qui e adesso.
 

Chi ha l’amore di Dio nel cuore, non manca di nulla! Anche quando le cose vanno male, Egli rimane con noi, soffre con noi, partecipa al nostro dolore, per superarlo con noi. Condivido il pensiero di chi ha detto che quando un giorno scopriremo tutto questo, ci vergogneremo di tutte le accuse che abbiamo rivolte a Dio in vita!