sabato 2 maggio 2020

Commento al Vangelo della IV Domenica di Pasqua - anno A -, 3 maggio 2020



La soglia dell’amore


 

TESTO (Gv 10,1-10)
 

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
 

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
 

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».


COMMENTO
 

“Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti” – dice Gesù -. Più che un “prima” in senso temporale (non tutti i profeti e le guide di Israele prima di Gesù, in fondo, furono così malvagi!), sembra un “prima” nel senso della presunzione di una propria autorità rispetto a quella di Gesù, l’unigenito Figlio di Dio. Chi viene prima di Gesù, e che non vuol passare attraverso Lui, porta d’ingresso del gregge, è colui che pensa di fare a meno di Dio; chi si sente buono e bravo da solo! Chi pensa di saper essere una buona guida del popolo con una sua sapienza, o chi addirittura approfitta di una qualsivoglia autorità, in questo caso religiosa, per dominare il popolo, e non per servirlo.
 

Emergono quindi due modalità opposte e non conciliabili con cui rapportarsi con il prossimo: l’atteggiamento di chi serve e dà la propria vita per gli altri, come ha fatto Gesù, e quello di chi si serve degli altri per trarne un guadagno e un vantaggio personale. Quest’ultimi Gesù arrivò perfino a definirli “Satana!” Anche Pietro cadde in questa tentazione per non aver capito come il suo Maestro aveva deciso di essere Salvatore del mondo. Quando Gesù annuncia ai discepoli che egli avrebbe dovuto molto soffrire e morire, Pietro lo prende in disparte e inizia a rimproverarlo. Ma ecco la replica di Gesù: “vai dietro a me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,33) e poi aggiunge: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34).
Gesù è non solo l’agnello immolato in favore degli uomini ma anche l’uomo compiuto, esemplare, la via da seguire per camminare verso la vita eterna. Lo stesso San Pietro, nella sua Prima Lettera, scrive “Cristo Gesù patì voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme” (1Pt 2,21)
 

Chi vorrà essere discepolo di Gesù, anche ai nostri giorni, dovrà passare per le sue stesse disposizioni del cuore, entrare nella porta del suo cuore e, in forza del suo Santo Spirito, amare fino alla fine, se servisse anche fino al sacrificio di sé. Edith Stein disse al riguardo: “L’amore rende fecondo il dolore, e il dolore approfondisce l’amore”