LE SOLITE BUCHE DA TAPPARE
TESTO (Lc 3,1-6)
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»
COMMENTO
In quel lontano anno così dettagliatamente indicato dall’evangelista Luca la parola di Dio venne su un uomo che, buon per lui e per noi, non era sordo. Giovanni, figlio di Zaccaria, “visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Lc 1,80) e in quello spazio libero dai frastuoni e dalle luci del mondo la parola di Dio trovò accoglienza nella sua vita.
E Giovanni non può che riproporre agli uomini la sua stessa esperienza di Grazia, di incontro positivo e benefico con la parola di Dio. Il suo battesimo di conversione avverrà laddove egli ha fatto l’incontro che attendeva e il deserto sarà il luogo spirituale che proporrà agli uomini di Israele: un luogo senza cime e senza dirupi, senza asperità, perché i piedi del messaggero arrivino a destinazione e perché ogni uomo veda senza ingombro alcuno la salvezza di Dio.
Nella profezia di Isaia, a cui allude il testo evangelico, si annuncia il cammino di ritorno in Giudea degli ebrei esuli a Babilonia guidato dalla presenza del Signore. Nel contesto della predicazione del Battista viene invece annunciato un cammino di ritorno più interiore e meno geografico. Sono i cuori che dovranno tornare ad accorgersi della presenza misericordiosa di Dio Padre. Spianare le vie impervie e raddrizzare le vie tortuose significherà dunque permettere al Signore di toccare la propria vita
In un testo liturgico dell’Avvento diciamo infatti: “Ora egli (il Signore) viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.” (Prefazio Avvento I/A).
Questo breve testo ci dice che tra la prima venuta del Signore nella carne di 2 mila anni fa e quella definitiva di cui non conosciamo il momento, ogni circostanza ed ogni incontro segnano per noi un avvento, una venuta della presenza del Dio fatto uomo tra noi
In ogni frangente il Signore ci associa alla sua umanità sofferente e allo stesso tempo già gloriosa. Avremo però gli stessi sentimenti di curiosità e di attesa che furono nel cuore di Giovanni Battista? Dovremo sempre essere consapevoli che non ci saranno mai risposte sufficienti per i cuori tortuosi, impervi, cioè chiusi e senza domande.