sabato 18 maggio 2013

Commento al Vangelo Domenica di Pentecoste. 19 maggio 2013




A GUARDIA DELLA NOSTRA VITA
 

TESTO  ( Gv 14,15-16. 23b-26)
 
15 «Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre.[…]
23 Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato.
25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; 26 ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.

 
COMMENTO
 
Il mondo dello spirituale non sempre viene percepito come una realtà positiva e benefica nei confronti degli uomini. Più volte in Bénin ho notato che parlare di spirito e di spiriti evoca delle paure che sono legate alla naturale fragilità dell’uomo e al riconoscimento dei suoi limiti. E allora gli spiriti fanno soprattutto paura.
 
Lo spirito di cui ci parla Gesù e che dal Padre continuamente ci invia è tutt’altra cosa: egli è spirito paraclito, cioè consolatore, colui che sta sempre presso di noi per guidarci, sostenerci e proteggerci, per continuare la missione del Figlio di Dio. Questo spirito è Santo, cioè viene da Dio, ci parla di lui, viene da lui e vuole ricondurci a lui. Egli è una persona, nel senso che è una presenza costante nella nostra vita, come un compagno di viaggio permanente, come una guardia del corpo. Egli è la guardia di tutta la nostra vita, non solo del corpo.
 
Non solo la Chiesa ha vissuto la Pentecoste 50 giorni dopo Pasqua, ma la vive in ogni suo membro quando questi si apre all’amore di Dio, a questo flusso di corrente benefico che sempre vuole rinnovarci e farci belli. Ognuno ha la sua pentecoste personale quando con sincerità cerca di seguire i comandamenti di Gesù vivendo come lui ha vissuto, amando i fratelli come lui li ha amati, ricevendo e vivendo la Grazia che lui ci dona; quando si mette in ascolto di quella delicata voce che nel nostro cuore sempre invoca: “Abbà, Padre!”