venerdì 12 aprile 2013

Commento al Vangelo III Domenica di Pasqua, 14 aprile 2013.

ACCESSO RISERVATO AL PERSONALE

 

TESTO ( Gv 21, 1-19 )
 
 Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mar di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera.
2 Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. 3 Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. 4 Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. 5 Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». 6 Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. 7 Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. 8 Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci.
9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. 10 Gesù disse loro: «Portate qua dei pesci che avete preso ora». 11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 12 Gesù disse loro: «Venite a far colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore. 13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.
14 Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti. 

15 Quand'ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore». 17 Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti». 19 Disse questo per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio. E, dopo aver parlato così, gli disse: «Seguimi».


COMMENTO
 

L’obbedienza di Pietro (“pasci le mie pecorelle!”) dopo la pesca miracolosa è il frutto del riconoscimento del Cristo risorto. Lui è veramente il Signore, perché mostrandosi per la terza volta dopo la morte di croce ha reso evidente che lui e lui solo è il Signore: della morte e della vita, e di tutto ciò che esiste.
 

L’obbedienza dei sette pescatori all’invito:“gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete” quando ancora “non si erano accorti che era Gesù” è un’obbedienza diversa: potremmo dire intuitiva. Ci potremmo chiedere perché questi pescatori, dopo una notte insonne tanto faticosa quanto infruttuosa, prestano ascolto a questo sconosciuto che dalla riva del lago li esorta a riprovare ancora, gettando la rete in una direzione precisa? Non troviamo una spiegazione logica se non forse questa: quei sette uomini sentivano nelle loro viscere che quella parola era autorevole, che quella parola aveva una forza e un potere più forte degli sforzi di un’intera notte. Nel loro cuore era avvenuto quel riconoscimento che non era ancora avvenuto nella sfera cosciente della loro mente.
 

Possiamo pensare che quei cuori, nella sincerità della loro ricerca, erano già capaci di intuire la presenza del Signore pur senza averne una piena consapevolezza. 
Le parole di Gesù hanno suscitato un’obbedienza pronta perché le sue parole trovano sempre accesso, per chi non ha chiusure pregiudiziali, in quell’ambito intimo e profondo dell’uomo dove risuona solo ciò che è strettamente personale, dove può entrare solo chi sa parlare cuore a cuore.