venerdì 21 settembre 2012

Commento al Vangelo XXV Dom TO Anno B, 23 settembre 2012.


Ciò che non si può imparare dai libri.


TESTO ( Mc 9, 30 – 37 )

30 Poi, partiti di là, attraversarono la Galilea; e Gesù non voleva che si sapesse. 31 Infatti egli istruiva i suoi discepoli, dicendo loro: «Il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini ed essi l'uccideranno; ma tre giorni dopo essere stato ucciso, risusciterà». 32 Ma essi non capivano le sue parole e temevano d'interrogarlo.
33 Giunsero a Cafarnao; quando fu in casa, domandò loro: «Di che discorrevate per strada?» 34 Essi tacevano, perché per via avevano discusso tra di loro chi fosse il più grande. 35 Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: «Se qualcuno vuol essere il primo, sarà l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36 E preso un bambino, lo mise in mezzo a loro; poi lo prese in braccio e disse loro: 37 «Chiunque riceve uno di questi bambini nel nome mio, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato».


COMMENTO

Alcune, molte storie di conversione ci pongono di fronte ad una evidenza: i piccoli, i poveri, chi non conta nulla, Gesù direbbe i bambini, tutti questi sono coloro che ci evangelizzano e che ci rendono presente il mistero di Dio incarnato e crocefisso.

Furono i lebbrosi per San Francesco e per la Beata Teresa di Calcutta, furono dei giovani abbandonati a se stessi per San Giovanni Bosco, furono tanti uomini moralmente malati per San Pio da Pietrelcina.
I bambini del Vangelo che Gesù ci chiede di accogliere sono i fratelli che non hanno alcuna rilevanza sociale, che non fanno tendenza né opinione, coloro che non potranno mai darti nulla in cambio ma solo farti perdere tempo, coloro di cui non hai neppure consapevolezza perché ai tuoi occhi sono talmente secondari che il loro incontro non è stato neppure registrato dalla tua memoria.

Eppure se vogliamo diventare grandi nel Regno dei Cieli, scendendo all’ultimo posto e diventando i servitori di tutti, occorrerà accogliere nella nostra vita il vero e l’unico Povero, il Cristo Gesù: proprio Lui che ci rivela la presenza di Colui che lo ha mandato, Lui che continua a essere presente, non simbolicamente né idealmente, nella persona che non conta e nell’emarginato.

La via dell’umiltà evangelica, cioè della grandezza per il Regno dei Cieli, ci viene descritta e indicata nel Vangelo e tuttavia può essere appresa solo a contatto con gli “inutili”, con quelli che ti obbligheranno ad accorgerti che hai qualcosa da proteggere, da custodire, un utile  da amministrare.
Accogliere i bambini, per accogliere il Cristo, per accogliere la presenza di Dio e per essere i coprotagonisti nel Regno di Dio.