SPETTATORI O PROTAGONISTI
TESTO ( Mt 28, 16-20 )
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
COMMENTO
Se il criterio di valutazione dell’efficacia dell’attività missionaria fosse solo in senso liturgico, il battezzare “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” , io sarei un missionario ben più scarso di quello che forse sono: in 4 anni di presenza qui in Bénin non ho battezzato che tre persone. Ma quando Gesù usa questa espressione, “battezzare”, vuole andare al di là del senso prettamente sacramentale e spingere i suoi discepoli a fare un’esperienza personale del messaggio ricevuto, accompagnando altri a fare lo stesso, accompagnandoli a “immergersi” in questa esperienza d’amore che è la stessa vita di Gesù. Nella lingua greca-antica usata dagli evangelisti “battezzare” significa appunto “immergere”.
Dunque i discepoli sono invitati ad annunciare la Buona Novella e a immergersi e ad accompagnare tutti i popoli ad immergersi nel nome, cioè nella relazione d’amore che intercorre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Ecco il punto: non siamo noi che dobbiamo comprendere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ma è questa stessa comunione trinitaria che deve com-prendere noi, e noi dobbiamo lasciarci prendere e abbracciare gettandoci tra le braccia di questo “oceano di amore”.
Il mistero di Dio uno e trino non può essere capito dall’esterno, va anzitutto vissuto e solo i mistici potranno balbettare qualcosa di esso.
Un filosofo disse una volta che per capire l’essenza di un fiume non si può restare tutto il tempo appoggiati al corrimano del ponte guardandolo e riguardandolo, ma bisogna piuttosto buttarcisi dentro e cominciare a nuotare in esso. Effettivamente questo è ancor più vero per il mistero di Dio che può essere colto anzitutto da chi lo vive. Ecco perché di fronte al dubbio di alcuni degli undici, “… alcuni però dubitavano”, Gesù esorta a partire, a buttarsi, a investire e a investirsi: “ andate, ammaestrate … ecco io sono con voi fino alla fine del mondo”.
Chi non si butta, chi non ha il coraggio di lanciarsi nella vita e nell’esperienza di Dio, chi non prende ogni giorno la sua croce e non si mette sulle tracce di Gesù, chi non accetta la sfida del sacrificio e della rinuncia implicita in ogni esperienza di amore, difficilmente comprenderà qualcosa del mistero della Trinità e dell’amore che è Dio.
Un ragazzo e una ragazza, e penso alla mia Italia, che si vogliono bene ma che non arrivano a lasciare tutto per donarsi in tutto e per dirsi “Si” per sempre, che continuano a vivere da figli quando tornano a casa e che continuano a vivere da coniugi quando escono insieme o quando coabitano, questi non possono dire di amarsi! ... stanno solo guardando scorrere un fiume di cui non conoscono niente. Siamo alla logica del bunga bunga!
Dei battezzati, e penso alla mia patria adottiva, il Benin, che frequentano la chiesa cattolica ma che all’occasione vanno dal fattucchiere per fare un maleficio a qualcuno, o vanno dal sacerdote voodu per farsi proteggere dagli spiriti maligni, o vanno dal veggente per conoscere il futuro, o vanno dallo stregone per farsi guarire, anche questi non possono dire di lasciarsi com-prendere dal mistero dell’amore trinitario che è Dio! Stanno solo facendo shopping religioso. Siamo alla religione del bingo bongo.
Io vorrei timidamente testimoniare la gioia di buttarsi nella sequela di Gesù, di lasciarsi condurre dalla sua corrente … è vero, si sa come inizia ma non si sa come va a finire, eppure è la gioia; la gioia della totalità, della pienezza, del sapere che sei tutto per Colui che è il Tutto. La gioia non è il piacere, non è l’ebbrezza, ma ti fa andare lontano e ti fa guardare ancora più lontano e più in Alto, e ti riempie la vita.
Alla vigilia del 2 giugno, festa della repubblica italiana, condivido con gli amici internauti la mia preghiera per tutte le vittime del terremoto d’Emilia, e anche per tutti gli sfollati e coloro che sono nel dolore. Che il Signore benedica, protegga e custodisca nell’autentica fede cattolica la nostra Italia … nella quale rientrerò per due mesi di riposo il prossimo 5 luglio.