sabato 9 giugno 2012

Commento al Vangelo Festa del Corpus Domini: 10 giugno 2012

«Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (Gv 6,52).

TESTO (Mc 14,12-16. 22-25)

 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. […]
 Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.  E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».


COMMENTO

Recentemente ho rincontrato una ragazza di Cotonou che già conoscevo e che mi ha comunicato con entusiasmo la nascita del suo secondo figlio, non soffermandosi né sull’identità del papà del pargolo, né sulla propria intenzione di sposarsi. Per molte ragazze come questa è importante essere mamma, mentre essere moglie  sembra venire al secondo posto e potrebbe anche non verificarsi: tutto ciò è sintomo di una vita donata a metà, al di là delle buone intenzioni soggettive, un corpo donato alla maternità ma non alla coniugalità.
Al contrario per molti ragazzi è importante vivere e esercitare la loro sessualità attraverso atti coniugali ma senza alcuna preoccupazione di responsabilità paterna: siamo al caso contrario, cioè una coniugalità priva di paternità .
Gesù mostra invece un atto di donazione totale della sua corporeità che indica il senso profondo dell’umanità, della nostra intima natura creata per donarsi agli altri.
Un corpo donato e del sangue versato, una vita offerta per aprirci una breccia verso la Gerusalemme celeste e un esempio lasciato per insegnarci a costruire la Gerusalemme terrestre. 
Cristo si è offerto una volta per tutte, lui il Giusto per tutti noi peccatori (cfr 1Pt 3,18) e ha riconciliato l’umanità a Dio Padre, ma il suo esempio deve essere come la pietra angolare della nostra dimora terrena. Donare un corpo significa offrire la propria vita, amare fino in fondo, dare senza condizioni, e tutto questo produce armonia, pace, relazioni stabili e durevoli. Che la festa del Corpus Domini (il corpo del Signore) sia anche la memoria di un corpo che abbiamo ricevuto per essere luogo e segno del dono di tutta una vita.