sabato 24 dicembre 2011

Commento al Vangelo di Natale 2011.


IL PRESEPE DI OUIDAH

TESTO ( Lc 2,1-14 )
  In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

COMMENTO

Nella nostra cappella di Ouidah fra Antonio e fra Alessandro hanno ambientato il presepe nel villaggio lacustre di Ganvié, un villaggio beninese non lontano da qui e situato in mezzo all’omonima laguna, fatto tutto di palafitte. Mi sembra simbolico: anticamente gli uomini andavano ad abitare nelle palafitte sia per proteggersi dagli animali terrestri e sia perché non trovavano un luogo ospitale nella terra ferma. Giuseppe e Maria non hanno trovato alloggio nella “sala comune” della famiglia di Giuseppe a Betlemme, e allora si sono dovuti accontentare di appoggiarsi “fuori”, in una piccola insenatura del muro esterno usata come stalla. Il Signore del mondo che ha creato tutto e ci ha dato ospitalità nel suo creato, non ha trovato accoglienza presso le sue creature; Lui che aveva il diritto di essere riconosciuto il Padre di tutto e di tutti non è stato accolto dai suoi figli; il Signore Gesù ha così pagato il conto dell’albergo per tutti. Da quando un uomo innocente come Gesù ha accettato di essere messo ai margini della storia, tutti gli emarginati della storia hanno diritto di essere reintegrati e perdonati: Gesù ha pagato il conto per tutti loro.
Si potrebbe fare un presepe un po’ meno poetico ma più provocante dove le statuette abbiano il volto di tutte le persone più indesiderate e scomode che conosciamo, cosicché l’incanto della stalla di Betlemme sia mitigato dalla consapevolezza che forse ci sono tante persone che volentieri manderemmo ad alloggiare in una stalla, tra la puzza degli animali.
Se Gesù non lo accogliamo così, insieme a tutti quelli che abbiamo escluso e mandato ad alloggiare “fuori di casa”, Lui resterà un estraneo, un personaggio della storia, da ammirare certo, ma che non entra nella mia storia, nella mia vita di tutti i giorni . Prima di stupirci di come sia stato possibile lasciare fuori di casa una ragazza incinta con il suo sposo, stupiamoci di come sia stato possibile serbare un qualche rancore per tanto tempo per certe offese ricevute, presunte o veramente tali.  
Per chi ha voglia di ri-nascere ecco la Bella Notizia di questa notte: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore".
La gioia! Viviamo anzitutto noi la gioia di essere stati gli esclusi reintegrati, i peccatori che sono stati accolti nel cuore misericordioso del Signore, le creature che sono state ricreate dal loro Creatore.