sabato 11 giugno 2011

Commento al Vangelo di Pentecoste 2011

L’essenziale(cf. Gv 20,19-23)

Testo
 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Commento.
Qual’è la prima cosa che Gesù dice agli apostoli alla sua prima apparizione? “Pace a voi”. In tutta la storia dell’umanità è stato da sempre la cosa più ricercata, più ambita ma anche la più assente: la Pace. Il nostro caro San Francesco d’Assisi voleva che i suoi frati salutassero tutti coloro che incontravano con queste parole: “Il Signore ti dia pace!”. Augurio che poi si è trasformato lungo i secoli nel classico saluto francescano di “Pace e Bene!” Noi tutti dovremmo comprendere almeno tre cose. Primo, che la pace è il dono per eccellenza di Cristo risorto, è l’eredità più importante che ci lascia perché è la comunione divina che Lui stesso vive con il Padre e lo Spirito Santo, il frutto maturo della lotta vittoriosa che ha intrapreso contro il Male e la morte, sua logica conseguenza. Secondo, che la pace Cristo solo ce la può donare e nessun altro. La pace non è assenza di qualcosa ma presenza di Colui che dal di dentro ha sconfitto il peccato. Gesù è entrato completamente dentro l’abisso della cattiveria umana, prendendosela fino all’ultima goccia, per poi annullarla con la sua resurrezione. Terzo: che vivere e annunciare la pace, vivendo liberi dal peccato, è la prima e più vera carta d’identità di un cristiano.
Ecco perché San Francesco scrive nella sua prima Regola che coloro che vanno tra i Saraceni, anzi tutto non devono litigare, né contendere con parole, né giudicare gli altri, ma essere miti, pacifici e sottomessi ad ogni creatura .
La pace è il frutto più bello della vittoria pasquale di Gesù, e lo Spirito che Gesù soffia sugli apostoli è il suo nuovo modo di essere presente, di operare in noi e attraverso noi. Gesù smette di rendersi visibile agli occhi dei suoi perché è attraverso i suoi che d’ora in poi vuole rendersi visibile al mondo; Gesù smette di presentarsi davanti ai suoi discepoli perché d’ora in poi vuole essere presente col suo Spirito nei suoi discepoli per animare dal di dentro le loro parole, i loro gesti e i loro sentimenti, perché essi stessi siano il suo volto vivente.
Siamo noi cristiani, battezzati (cioè immersi) nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, a dover portare la pace di Cristo nel mondo; ma per portarla agli altri bisogna viverla; si può portare la pace solamente praticandola. Pensiamo un attimo alla stoltezza di chi pensa di installare la pace facendo la guerra. Gli antichi romani dicevano “si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra); e infatti l’impero romano non è che sia durato poi così tanto. Ai giorni d’oggi abbiamo avuto anche qualcuno che è andato oltre e si è inventato la legittima difesa preventiva; sarebbe a dire che siccome ho l’impressione che tu mi voglia fare del male io ti attacco prima che lo faccia tu! Ma come siamo ridotti male! Francesco d’Assisi, in tempo di crociate, andò disarmato dal Sultano, in Egitto, per annunciargli la pace di Cristo; il risultato è che dopo 8 secoli la presenza più consistente della chiesa cristiana occidentale in medio oriente è costituita dai frati francescani, in virtù del privilegio che le autorità musulmane hanno sempre riconosciuto ai discepoli di Francesco. Vorrà pur dir qualcosa! Papa Bendetto XVI ha detto giustamente in un recente discorso che i nemici della Chiesa non sono fuori, ma dentro. Ha ragione. Sono le nostre divisioni, i nostri protagonismi, in generale tutti i nostri peccati, che rendono debole il nostro messaggio e deturpano il volto di Cristo, e allora chi ci vede avrà l’impressione di vedere non i servitori di Cristo, ma quelli che si servono di Cristo per le proprie ambizioni. Lo Spirito dona la pace annullando la forza del peccato; lo Spirito di Dio dona la pace perché Cristo ha sconfitto il peccato.
Qui in Bénin sono molto presenti i movimenti carismatici nei quali si da’ molta importanza ai doni dello Spirito, detti appunto carismatici, per i quali alcuni ricevono il dono di operare guarigioni o conversioni sensazionali. Ogni dono che viene dall’Alto deve essere per noi motivo di lode e di gioia, ma non dobbiamo dimenticare l’essenziale: lo Spirito ci è stato dato anzitutto per il perdono dei peccati, per propagare ai quatro angoli della terra la vittoria di Cristo contro il peccato, l’odio e la morte, e per darci quindi la vera pace, quella che solo Lui può dare.
Tutto quello che ho detto finora un po’ confusamente, la liturgia ce lo fa’ ascoltare ogni volta che andiamo a confessarci: “Dio Padre di misericordia che ha riconciliato a sé il mondo per la morte e la resurrezione di Cristo suo Figlio, e ha inviato lo Spirito Santo per il perdono dei peccati, ti conceda per il ministero della Chiesa il perdono e la pace; e ora io ti assolvo nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Oggi, 11 giugno 2011, mancano 160 giorni all'arrivo di Papa Benedetto XVI qui in Bénin.