venerdì 13 maggio 2011

Commento al Vangelo IV Dom Pasqua 15 mag 2011

C'è Porta e Porta
(cf Gv 10,1-10)

Testo
1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
 
Commento:
Qui a Ouidah, a 10 – 12 Km dal nostro convento , sono stati posti in riva all’Oceano due monumenti commemorativi che potrebbero riassumere i due eventi più significativi della storia del Bénin (ex regno del Dahomey).  Il primo per ordine di importanza e di celebrità si chiama “La porte du non retour” (la porta del non ritorno). Al di la’ della discutibile bellezza, questa specie di arco di cemento vuole ricordare che in quel punto della spiaggia, dal 1780 al 1848 (anno di abolizione dello schiavismo portoghese) furono imbarcati nelle navi negriere direzione Brasile, qualcosa come 3 milioni e mezzo di uomini e donne, fatti schiavi dai re delle tribù nemiche e venduti ai commercianti portoghesi per qualche coccio di vetro, qualche pistola o qualche cannone. La metà del “carico” moriva in viaggio e veniva gettato in mare, ma il margine di guadagno era talmente alto che ne valeva comunque la pena, per i commercianti ovviamente. Il monumento è stato chiamato porta del non ritorno perché coloro che sono stati imbarcati incatenati in quel punto della spiaggia, generalmente non sono più tornati.
Un po’ più in la’, 2 – 300 metri circa, più recentemente è stato posto sulla spiaggia un altro monumento: “La porte de l’Evangelisation” (la porta dell’evangelizzazione): esso commemora l’arrivo dei primi missionari cristiani il 18 aprile 1861. Proprio per celebrare il 150° anniversario dell’evangelizzazione del Bénin, il Papa Benedetto XVI verrà qui in Bénin il 18 novembre prossimo. Due monumenti, due “porte”, due avvenimenti, ma soprattutto due modi di entrare in relazione con l’uomo, con un popolo, con dei fratelli in Cristo, anche se non se ne è coscienti.
Il Vangelo di oggi ci dice che c’è una sola porta per accedere al recinto delle pecore e di fatto una delle due porte  sulla spiaggia di Ouidah è una “non porta”, è il simbolo di chi è partito ma soprattutto di chi è venuto per rubare, uccidere e umiliare, di tutto coloro che sono venuti “prima” di Cristo. La porta dell’evangelizzazione è la porta attraverso la quale è passato Cristo nella persona dei suoi discepoli, arrivati 1800 anni dopo. A dir il vero già nel 1600 arrivarono dei missionari cappuccini e anche loro passarono per la porta dell’evangelizzazione, cioè passarono attraverso la vera e sola porta dell'ovile, perché quei popoli ricevessero la vita, e la vita in abbondanza, cioè per l’eternità. Dopo una settimana ne morirono una metà e l’altra metà fu costretta a ripartire dopo poco, decretando così il "fallimento" di quel primo viaggio missionario; erano venuti per donare e non per rubare. La loro voce tuttavia ancora parla e annuncia la Parola di salvezza, cioè la parola della croce redentrice. Sulle loro orme altri cappuccini arrivarono qui in Bénin a partire dal 1987, questa volta dalle Marche: di questi fra Michele Peirano dopo due anni è ritornato al Padre, fra Vittore è rientrato in Italia per seri motivi di salute, fra Giansante è rientrato in Italia due anni fa' per epatite B fulminante e oggi ricorre il 2° anniversario del suo trapianto di fegato.
Noi conosciamo bene, dunque, la forma che deve avere quell’unica porta d’accesso al recinto del gregge, la porta alla quale Gesù stesso si paragona: è la forma della croce. I farisei cercavano gloria l’uno dall’altro, cercavano di fare a tutti i costi proseliti (e Gesù dice che poi trovatone uno, erano capaci di renderlo pure peggio di loro) ma lo facevano più per affermare il loro prestigio che per la gloria di Dio. Chi è venuto dopo Gesù e in nome di Gesù, non è venuto per “rubare” ma per donare, meglio ancora, per donarsi e dare la propria vita, scegliendo di passare per la porta della croce.
Il segno più sicuro di credibilità di colui che pretende essere pastore degli altri è il sacrificio di sé, sull’esempio di Gesù. Chi non accetta di perdere qualcosa, chi non accetta di rischiare un po’ della sua vita, di perdersi per gli altri, rende palese la ricerca di fini personali e egoistici, la ricerca dell’auto-affermazione, la meschina ambizione di dire a se stesso e far dire agli altri: “… ma guardate quante pecore nel mio recinto!!! Sono o non sono un buon pastore!?”
Colui che si dona invece vuole solo che gli altri abbiano la vita, e la vita in abbondanza. cosicché ognuno “… entrerà, uscirà e troverà pascolo”. San Paolo direbbe: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia” (2 Cor1,24). Che ognuno scelga la sua porta, ma quella che permette di accedere al cuore degli uomini è solo una: Cristo Gesù.

Oggi, 13 maggio 2011, mancano 189 giorni all’arrivo di Papa Benedetto XVI in Bénin.