Il dono della compassione
TESTO (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
COMMENTO
“Ne ebbe compassione, stese la mano, lo tocco, gli disse: «lo voglio sii purificato» …”, Gesù non guarisce semplicemente, ma nella successione delle azioni descritte la prima è quella decisiva. L’arte della compassione: non si impara nei libri, né si conquista, ma si accoglie come frutto dell’amore di Dio in noi. Questa è la chiave di volta della comprensione del brano di questa domenica. Anche i medici possono riportare alla salute fisica, anche la scienza può trovare vaccini contro la lebbra, ma solo un cuore contagiato dall’amore del Signore può com-patire, e piegarsi sul dolore di chi sta davanti.
Attualmente la medicina e la scienza sono totalmente assorbiti dal problema di guarire, ma il Signore chiede all’uomo anzitutto di compiere nella propria coscienza la rivoluzione della tenerezza.
Come ha fatto Francesco d’Assisi che, rispondendo alla chiamata del Signore che lo condusse tra i lebbrosi, usò loro misericordia. E ciò che prima era amaro gli divenne dolcezza per l’anima e per il corpo.
Quanti lebbrosi ci sono nei nostri condomini, uffici, luoghi di lavoro, tra i nostri parenti: nel senso di persone istintivamente da tenere bene a distanza. Cristo Gesù, il suo Spirito presente in un modo o in un altro anche nel tuo cuore, ti chiede di avere compassione di loro – almeno al livello del desiderio -, e di chiedere il bene per loro. Questo per ora basta. Arriverà il giorno in cui il Signore ti darà anche la grazia di stendergli la mano.
Mi sembra, per concludere, che papa Francesco abbia meravigliosamente detto tutto questo e con migliori parole nella Evangelii Gaudium al n. 88:
EG 88: “…Perché, così come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, …. il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza”.