mercoledì 3 gennaio 2018

Commento al Vangelo di Domenica 7 gennaio 2018, Battesimo del Signore



Gesù, l’interprete dell’Amore che è Dio


TESTO (Mc 1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».


COMMENTO

Anzitutto Giovanni Battista dichiara la sua assoluta distanza rispetto a Gesù, che non solo è più forte di lui ma addirittura è totalmente su un altro livello. È Gesù il detentore delle sorti dell’umanità, è lui il divino sposo venuto a ricucire un legame coniugale Dio-uomo ormai corrotto dall’infedeltà dell’uomo. Il fatto che Giovanni dichiara di non essere neppure degno di sciogliere a Gesù il legaccio del sandalo (gesto pubblico con cui si cedeva ad un fratello minore il proprio diritto di sposare una donna) attesta la consapevolezza del Battista che non è lui a cedergli un diritto sull’uomo, perché Gesù uomo-Dio tale diritto lo ha già per natura. Solo lui, il Signore Dio fatto uomo in Gesù, può vantare diritti sull’uomo. Lui solo è lo sposo dell’umanità chiesa-sposa. 

L’ulteriore dichiarazione di Giovanni “Io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo” (Mc1,8) afferma la conseguente totale diversità dei due battesimi. Se così diversa è l’identità dei due personaggi, altrettanto diversa sarà il valore dell’azione che porranno in essere. 
Giovanni battezza con acqua per il perdono dei peccati, ma Gesù farà qualcosa di più: battezzerà in Spirito Santo, cioè “immergerà” l’uomo nella sua stessa esperienza divina. Tramite il Battesimo che noi riceviamo in Gesù, non in acqua soltanto, noi nella verità possiamo gridare “Abbà (parola ebraica che significa: Padre)”. Noi resteremo figli per  Grazia ricevuta, e Gesù resterà Figlio per natura, ma saremo pur sempre figli. In fondo cosa cambia ricevere un’eredità in denaro per diritto di figliolanza o perché qualcuno ti cede la sua? La ricchezza ricevuta è la stessa. 

 Infine al v. 1,11 la voce dal cielo che dice “Tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Il Cielo, cioè il Padre si compiace in Cristo. È come se Dio dicesse: “finalmente l’uomo immagine e somiglianza mia che avevo pensato all’inizio! Questo è l’umanità che avevo pensato!” Gesù è la miglior traduzione possibile nella lingua umana dell’amore di Dio. Nel cuore della Trinità si parla l’amore con lingua divina. In Cristo Dio dice l’amore con lingua umana. Nei sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, abbiamo la traduzione simultanea.