ALLA RADICE DI TUTTO
TESTO (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
COMMENTO
Una nuova domanda a Gesù, ma con un salto notevole nel livello di difficoltà, sembrerebbe, rispetto a quella ascoltata nel Vangelo di Domenica scorsa. Là lo si interrogava sulla liceità del pagamento delle tasse; qui una domanda ancor più radicale: “Quale è il grande comandamento?” Come dire: tra tutte le cose che la nostra legge ci dice di osservare, quale è il nocciolo, il cuore di tutto; potremmo dire, lo spirito profondo che deve accompagnare ogni adempimento di ciò che è scritto nella Legge e predicato dai Profeti?
Gesù non inventa niente, anzi ritorna alla legge ebraica citando il libro del Deuteronomio: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Gesù aggiunge anche, citando questa volta il libro del Levitico, il secondo comandamento simile al primo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Posso testimoniare che quando rivolgo la stessa domanda ai ragazzi di Catechismo ( “Quale è il grande comandamento”) non so perché, ma quasi nessuno conosce il primo (“amerai il Signore tuo Dio …) e tutti invece conoscono il secondo sull’amore del prossimo. La cosa mi preoccupa, dato che questo corrisponde ad una mentalità generale diffusa tra noi cristiani: il fatto cioè che l’esperienza cristiana sia una sorta di regola di vita alla “volemose bene” (come direbbero a Roma), in un generico atteggiamento di reciproco rispetto.
In realtà la scelta cristiana è primariamente il riconoscimento di un “Tu”, di un Altro, del Dio di Gesù Cristo, (che è anche lo stesso Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe) come mio Creatore e Salvatore. Gesù ce ne ha svelato un volto ancora più bello e luminoso; il volto di un Padre dai tratti tenerissimi e materni, un volto ed una presenza che sempre ci accompagna e che sempre è alla ricerca del nostro bene e del compiersi del nostro destino di eterna felicità. Amare Dio non serve a Lui, ma rende noi uomini più uomini, e più capaci di amarci tra noi. Ecco perché il secondo comandamento, l’amore del prossimo, è simile al primo.