mercoledì 5 ottobre 2016

Commento al Vangelo della XXVIII Domenica TO anno C; 9 ottobre 2016




Dieci miracolati, un solo salvato

TESTO ( Lc 17,11-19 ) 

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. 
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».


COMMENTO

Quando Giovanni Battista invia i suoi discepoli da Gesù per chiedergli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro” , Gesù rispose, dopo aver guarito molti: “andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati … “ Nella tradizione ebraica era quindi presente la convinzione che all’arrivo dei tempi del Messia, di Colui appunto che doveva venire, la lebbra sarebbe scomparsa. Anche perché si vedeva in essa un certo legame con la colpa morale, e se il Messia doveva liberare e restaurare Israele , doveva necessariamente anche liberarlo da questa mortale malattia.
Gesù non fa distinzioni nel suo atto di pietà: tra i dieci lebbrosi c’era anche un ebreo scismatico, cioè un samaritano; anzi proprio lui decide di tornare indietro glorificando Dio e prostrandosi ai piedi di Gesù per ringraziarlo.

Non possiamo dedurre necessariamente che gli altri nove fossero giudei osservanti, ma l’episodio è un amaro ammonimento per tutti noi, per le nostre false pretese di giustizia. Il samaritano che sapeva di non essere in comunione con i giudei torna a prostrarsi ai piedi di Gesù. Gli altri nove probabilmente si sentono a posto, ritenendo la guarigione un atto dovuto per la loro religiosità, o per la loro appartenenza al popolo eletto. Si preoccupano di andare dai sacerdoti per compiere i riti prescritti, e che anche Gesù aveva loro ricordato, ma smarriscono e interrompono sul nascere l’incontro con il loro potenziale salvatore.

Certo tutti e dieci sono stati purificati, ma solo il samaritano capisce l’importanza di custodire la relazione con quel maestro che ha avuto pietà di loro: prima di andare dai sacerdoti preferisce tornare da Gesù , lodando Dio, per prostrarsi ai suoi piedi.

Tutti guariti, ma solo questo samaritano si salva per la sua fede in Gesù, per aver riconosciuto in lui, non un semplice guaritore, ma l’inviato di Dio ( infatti egli va a ringraziare Gesù lodando Dio ). “Alzati e va’ , la tua fede ti ha salvato ”. Ecco la parola che il Signore Gesù vorrebbe pronunciare per tutti noi.  “Il tuo atto di umiltà nel riconoscere la presenza di Dio salvatore nella tua vita ti ha salvato”.
Siamo chiamati a trasformare la nostra religiosità in un rapporto personale con il Signore. Non ci possiamo fermare all’esecuzione di pratiche liturgiche pur importanti, ma dobbiamo vivere la fede nella consapevolezza di una presenza che non ci abbandona mai, vivere le nostre occupazioni e le nostre cose cercando di ritornare col cuore il più frequentemente possibile alla presenza di Gesù Signore.