LA FINE DEL MONDO … FINALMENTE!
TESTO (Mc 13,24-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
COMMENTO
Gesù prende le future disastrose vicende della città di Gerusalemme come segno dell’imminente giudizio da parte del figlio dell’uomo, che è lui stesso. Gesù sovente usa questa espressione per indicare la sua persona, proprio per affermare , da una parte che lui è un figlio di uomo, un uomo in tutto e per tutto come noi, ma per affermare dall’altra che lui corrisponde alla profezia dell’AT in cui si dice che il giudizio della storia sarà affidato “a uno simile ad un figlio d’uomo” ( Dn 7,13 ).
Quindi gli sconvolgimenti politici e sociali che Gesù preannuncia imminenti ( e infatti nel 70 d.C. Gerusalemme fu saccheggiata e il tempio distrutto ) sono solo l’inizio della fine di un mondo, questo in cui viviamo, segnato dal dolore , dalla precarietà e dalla sofferenza e che apre a quello nuovo, definitivo, non a caso denominato nel libro dell’Apocalisse con il nome di Gerusalemme celeste, in cui Dio
“ … tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate». ( Ap 21 )
La generazione di Gesù non finirà prima che avvenga la sua morte in croce, prima che avvenga la distruzione di Gerusalemme, prima che si realizzino tutti quegli eventi, quali essi siano, storici, politici o metereologici, che dovrebbero far capire ai suoi uditori e a noi che leggiamo, che questo mondo non ha certezze, che non c’è nulla nel contesto in cui viviamo che possa dirsi veramente stabile, duraturo, permanente, tranne appunto la parola del Signore.
Anche noi, al verificarsi di eventi disastrosi o di sciagure naturali, usiamo lo stesso linguaggio forte e iperbolico di Gesù e diciamo che è “proprio la fine del mondo”, oppure che “ci si è fatto il mondo nero”, o che si è spenta la stella di quel dato personaggio molto celebre.
Anche noi facciamo l’esperienza del mondo che passa, di un mondo fragile, di una creazione in stato di via, la cui perfezione non è ancora compiuta, che geme nelle doglie del parto, direbbe San Paolo; facciamo l’esperienza di un’umanità che da sola non dà e non può dare certezze e riferimenti sicuri.
Oggi generazione, anche la nostra, deve saper riconoscere che l’unica certezza è la parola di Gesù, il salvatore che ha già inaugurato e che verrà a completare la sua opera di misericordia, “a giudicare i vivi e i morti”, per donare a chi gli ha creduto la sua stessa eredità della vita eterna.