lunedì 15 giugno 2015

Commento al Vangelo della XII Domenica del TO anno B, 21 giugno 2015

    


 … E la nave va !      

             

TESTO ( Mc 4,35-41 )          

   In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».


COMMENTO

Il potere di comandare al mare doveva colpire fortemente la sensibilità dei discepoli di Cristo e di chi udii il fatto, perché nell'immaginario spirituale ebraico il mare era perlopiù simbolo del male. Per questo il grande sconvolgimento cosmico a seguito della invincibile corruzione dell’uomo è rappresentato nel libro della Genesi come un diluvio universale con il conseguente innalzamento delle acque fino a coprire la terra intera, tranne la “mitica” arca di legno di cipresso del patriarca Noè (Gn 6,13-14). 

Anche l’evento centrale della salvezza del popolo di Israele in fuga dalla schiavitù d’Egitto è costituito dal passaggio sull'asciutto in mezzo al mar Rosso che invece si richiude sommergendo al suo passaggio l’esercito egiziano. 
In questo episodio è il piccolo nucleo dei discepoli di Cristo a trovarsi in mezzo alla tempesta e ormai tutto sembra perduto; la piccola barca si riempie di acqua  Gesù dorme. 

La fede è messa alla prova: in ogni epoca della storia la più o mena piccola barca dei discepoli di Cristo è chiamata ad attraversare difficoltà e persecuzioni, come in questi ultimi tempi, ma ciò che la salva e la proteggerà sempre fino all'approdo finale è la presenza del Signore Gesù, sebbene possa sembrare addormentato. Il grido degli apostoli non ha nulla di diverso rispetto alle invocazioni di dolore e di sofferenza che in ogni momento si levano dal popolo di Dio, anche nei momenti più comuni, quando sembra che il Signore si sia scordato di noi o addirittura come in questo caso addormentato.

Il popolo di Dio, noi cristiani, siamo chiamati alla fiducia, a non perdere mai la consapevolezza che nella nostra barca c’è sempre il Signore risorto. Gli spazi centrali di tutti i nostri edifici di culto, chiese di mattoni, sono chiamate non a caso “navate” perché quando noi ci riuniamo in esse lo facciamo per fare memoria della sua salvezza, della sua presenza in mezzo a noi, perché la sua barca di cui l’arca di Noè era solo un immagine è costruita con il legno della croce del calvario ed essa non potrà che condurci al porto sospirato del Paradiso, la Gerusalemme celeste dove si dice “il mare non c’era più” ( cf Ap 21,1 ).