lunedì 25 maggio 2015

Commento al Vangelo della Domenica della SS. Trinità; 31 maggio 2015




Lo chiamavano Trinità



TESTO ( Mt 28, 16-20 )

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

COMMENTO

Dopo il tempo pasquale culminato Domenica scorsa nella solennità di Pentecoste, riatterriamo oggi nel ciclo delle Domeniche del tempo ordinario. Lo facciamo con due grandi feste, quella della Santissima Trinità oggi, e quella del Corpo e Sangue del Signore, Domenica prossima.

La Santissima Trinità. La parola Trinità non è mai pronunciata da Gesù, o quanto meno gli evangelisti non lo raccontano, ma Gesù parla più volte esplicitamente di un rapporto intimo e profondo tra lui e il Padre (ricordate: “io e il Padre siamo una cosa sola” Gv 10,30) tra lui e lo Spirito Santo, chiamato anche il Consolatore o spirito paràclito (ricordate: “quando me ne sarò andato vi manderò il consolatore … prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 6,7-14).
Negli ultimi versetti del vangelo di Matteo appena ascoltati che costituiscono il grande mandato missionario, Gesù affida un pressante mandato ai suoi undici apostoli: battezzare, immergere tutti i popoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il fine della venuta e della presenza del Figlio di Dio in mezzo a noi uomini si chiarisce e si sintetizza dunque nell'obiettivo di far condividere agli uomini la realtà divina della stessa comunione trinitaria la cui porta d’accesso è l’umanità di Cristo stesso, ora presente nel corpo ecclesiale. 

Il prossimo anno giubilare ce lo ricorderà: Gesù è il volto della eterna misericordia del Padre; Egli ci salva per mezzo della sua umanità offerta in sacrificio per noi e attualmente per mezzo dei segni sacramentali, anzitutto il Battesimo, che ne sono il prolungamento storico fino al giorno del suo ritorno. 

La Trinità stessa è un mistero d’amore, di comunione divina tra tre persone divine, ai quali i discepoli tenteranno di introdurre tutte le nazioni, certamente nell'atto cultuale di un rito battesimale, ma anzitutto testimoniando e insegnando a vivere il comandamento dell’amore , di una vita donata, al limite fino alla croce. Ecco perché quando ci facciamo il segno di croce, noi invochiamo la santissima Trinità: perché Dio unica essenza di amore che è la comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo si manifesta con la massima evidenza nella croce del Figlio Gesù.