La forza della comunione
(cf Mt 18, 15 – 20)
TESTO
Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
COMMENTO
Il Signore si fida enormemente dei suoi discepoli e si affida alla loro mediazione a tal punto da legare le cose del Cielo a quelle della terra. Mentre Gesù ci fa pregare dicendo “sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra” ( … cioè che la storia umana possa coincidere con i progetti di Dio), Lui da parte sua assicura che le decisioni disciplinari della comunità dei suoi discepoli quaggiù, saranno sempre ratificate tali e quali nella Comunità divina di lassù.
Come possa fidarsi e affidarsi così tanto a una comunità di uomini è spiegabile solo a partire dalla presenza di Cristo risorto in mezzo a questa comunità. La Chiesa non verrà mai meno fino alla fine del mondo proprio perché essa è il corpo di Cristo (vivo) presente nella storia del mondo di ogni tempo.
Spesso mi capita di porre delle domande un po’ trabocchetto ai ragazzi del catechismo. Dopo averli interpellati sul nome dei capi di stato più famosi e menzionati dalla televisione, chiedo loro chi è il capo della Chiesa cattolica. Normalmente i ragazzi rispondono che questi è il Papa, senza ricordare che egli è solo il Vicario e che il capo della Chiesa è Cristo risorto. Proprio Lui continua a essere presente nello spirito in una comunità e anche in un singolo fedele che con senso di responsabilità si prendono la briga di correggere la colpa del fratello. Proprio Lui si rende presente quando due si mettono d’accordo per domandare qualcosa al Padre celeste e infatti l’unico a cui Dio non può rifiutare niente è proprio suo Figlio.
Sebbene l’apostolo Pietro è la pietra su cui Cristo ha edificato la sua comunità, da questo brano risulta evidente che ogni membro di questo corpo spirituale è chiamato ad essere una pietra viva. Ognuno di noi cioè, nella comunione con Pietro, per vocazione deve essere testimone coerente e quindi pietra di paragone per il fratello, ma per la potenza della comunione dei discepoli di Cristo, ognuno di noi dovrebbe anche sentire sempre “il fiato divino” sul collo nella responsabilità verso tanti fratelli che si perdono. Possiamo esserne certi: quando nella Chiesa vengono alla luce gravi scandali, ovviamente qualcuno ha sbagliato ma ci sono almeno altri dieci fratelli che hanno taciuto, e che invece di essere state pietre vive sono state solo fango.
Non da ultimo va detto che l’invito alla correzione fraterna va inserito nella passione di quel pastore di cui ai versetti immediatamente precedenti: un pastore che non calcola rapporti di costi/benefici ma che desidera la vita della pecora perduta, perché è disposto a dare la propria vita per essa. La correzione fraterna richiede una grande passione per il bene del fratello, una carità che fiorisce nel campo dell’umiltà.