IL SIGNORE DELLA PACE
TESTO (Gv
20,19-23)
La sera di quel giorno, il primo della
settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli
per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere
il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
COMMENTO
“Pace a voi”. Ecco la prima parola di Gesù
risorto ai discepoli. In tutta la storia dell’umanità è stato da sempre la cosa
più ricercata, più ambita ma anche la più assente: la Pace. Il nostro caro San
Francesco d’Assisi voleva che i suoi frati salutassero tutti coloro che
incontravano con queste parole: “Il Signore ti dia pace!”. Augurio che poi si è
trasformato lungo i secoli nel classico saluto francescano di “Pace e Bene!”
La pace è il dono
per eccellenza di Cristo risorto, è l’eredità più importante che ci lascia
perché è la comunione divina che Lui stesso vive con il Padre e lo Spirito
Santo, il frutto maturo della lotta vittoriosa che ha intrapreso contro il Male
e la morte, sua logica conseguenza.
La pace vera, Cristo
solo ce la può donare e nessun altro. La pace non è assenza di qualcosa ma
presenza di Colui che dal di dentro ha sconfitto il peccato. Gesù è entrato
completamente dentro l’abisso della cattiveria umana, subendola fino all’ultima
goccia, per poi annullarla con la sua risurrezione.
Vivere e
annunciare la pace, vivendo liberi dal peccato, è la prima e più vera carta
d’identità di un cristiano. Ecco perché San Francesco scrive nella sua prima
Regola che “coloro che vanno tra i Saraceni, anzi tutto non devono litigare, né
contendere con parole, né giudicare gli altri, ma essere miti, pacifici e
sottomessi ad ogni creatura” .
La pace è il
frutto più bello della vittoria pasquale di Gesù, e lo Spirito che Gesù soffia
sugli apostoli è il suo nuovo modo di essere presente, di operare in noi e
attraverso noi. Gesù smette di rendersi visibile agli occhi dei suoi perché è
attraverso i suoi che d’ora in poi vuole rendersi visibile al mondo; Gesù
smette di presentarsi davanti ai suoi discepoli perché d’ora in poi vuole
essere presente col suo Spirito nei suoi discepoli per animare dal di dentro le
loro parole, i loro gesti e i loro sentimenti, perché essi stessi siano il suo
volto vivente. Siamo noi cristiani, battezzati (cioè immersi) nel Padre,
nel Figlio e nello Spirito Santo, a dover portare la pace di Cristo nel mondo.
Papa Bendetto XVI ebbe
a dire che i nemici della Chiesa non sono fuori, ma dentro. Aveva ragione. Sono le nostre divisioni, i nostri
protagonismi, in generale tutti i nostri peccati, a rendere debole il nostro
messaggio e a deturpare il volto di Cristo. Succederà allora, e di fatto
succede spesso, che chi ci vede avrà l’impressione di vedere non i servitori di
Cristo, ma quelli che si servono di Cristo per le proprie ambizioni, i propri
arrivismi, le proprie manie di protagonismo che giacciono sotto il più soave,
falso manto dello zelo pastorale. Invochiamo
sempre e con forza lo Spirito Santo, egli che dona la pace annullando la forza
del peccato, perché sgorga dal cuore di Cristo che ha sconfitto il peccato
mettendoci una croce sopra.