Amare
da morire.
TESTO (
Gv 3,16-18)
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna.
17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per
giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non
crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito
Figlio di Dio.
COMMENTO
Se qualcuno chiedesse quale mondo Dio ha amato, dovremmo
risponderere senza esitazione: questo, il nostro, proprio quello che stiamo
calpestando e dove stiamo respirando. Fino a che punto lo ha amato? Fino a dare
la vita del suo unico Figlio. Dio ha amato questo mondo, l’opera delle sue
stesse mani, quella creazione e quella natura umana così perfette appena uscite
dalle sue mani, e così deturpate dopo che l’uomo ha girato le spalle al suo
Creatore, pensando di potersi appropriare della conoscenza del bene e del male.
Quando leggiamo
e o sentiamo di atti di violenza o di
guerre lo scoraggiamento ci potrebbe far dire: “...Ma questo mondo è tutto da
rifare!” A volte in effetti varrebbe più la pena rifare da nuovo che restaurare.
Dio non dice questo; Dio dice: “salviamo questo mondo qui. Voglio dare la vita
per questo mondo qui, non ne voglio fare un altro. Voglio salvare e guarire
questi uomini e il loro mondo”. Dio entra nell’umanità, ci dona suo Figlio e in
Lui è rifatta una nuova umanità, sempre partendo dalla stessa stirpe di Adamo e Eva.
L’amore paziente di Dio non ha confini e Cristo è venuto
a restaurare la figliolanza perduta realizzandola nella sua persona, ridandoci
l’immagine della creatura perfetta che sa porsi nel giusto modo, quello
dell’obbedienza filiale, di fronte alla paternità di Dio. Chi si è incarnato ed
è venuto in mezzo a noi è proprio il Figlio di Dio, perché dovevamo imparare
anzitutto non tanto ad essere padri, o ad essere spirito, ma ad essere figli, imparando da lui la via dell’eternità, quella
di chi riconosce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna nella via dell’amore
che è dono di sé.
Proibito scoraggiarsi, dunque, perché “Chi crede in lui
non è condannato”; finché ci è dato tempo da vivere su questa terra l’offerta di salvezza resta
valida; Lui continua ad amare tutti, continua ad amare le vittime della
crudeltà umana, continua ad amare le vittime delle povertà morale; Lui non si
stanca di sognare ed è questo sogno instancabile di Dio che spinge all’audacia
missionaria, alla passione evangelizzatrice, alla virtù della speranza.
“Egli che non ha risparmiato il proprio
Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con
lui?” ( Rm 8,32 )