sabato 3 settembre 2011

Commento al Vangelo XXIII Dom TO anno A, 3 settembre 2011.

La forza della comunione
(cf Mt 18, 15 – 20)


TESTO 

Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».

COMMENTO

 
Il Signore si fida enormemente dei suoi discepoli e si affida alla loro mediazione a tal punto da legare le cose del Cielo a quelle della terra. Mentre Gesù ci fa’ pregare dicendo  “sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra” ( … cioè che la storia umana possa coincidere con i progetti di Dio), Lui da parte sua ci assicura che le decisioni disciplinari della comunità dei suoi discepoli quaggiù, saranno sempre ratificate tali e quali nella Comunità divina di lassù.
Come possa fidarsi e affidarsi così tanto a una comunità di uomini è spiegabile solo a partire dalla presenza di Cristo risorto in mezzo a questa comunità. La Chiesa non verrà mai meno fino alla fine del mondo proprio perché essa è il corpo di Cristo (vivo) presente nella storia del mondo di ogni tempo.
Domenica scorsa nelle due messe che ho celebrato ho posto all’assemblea delle domande un po’ trabocchetto. Siccome si parlava del mandato di Cristo a Pietro ( “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” ) l’ho preso un po’ alla larga e ho chiesto se conoscevano il nome del capo del Benin; tutti hanno correttamente risposto che si chiama Thomas Yayi Boni. Ho chiesto se qualcuno conosceva il nome del capo della Francia; anche in questo caso molti hanno risposto che si chiama Nicolas Sarkozy. Perfino alla domanda sul nome del capo dell’Italia qualcuno ha detto che si chiama Monsieur Berlusconì ( ma chi l’ha detto che all’estero, dell’Italia, si conoscono solo le cose brutte!) .  Ma alla domanda sul capo della Chiesa Cattolica tutti hanno risposto a colpo sicuro che si chiama Benedetto XVI. A dire il vero tutti tranne una ragazzina di 12 anni che ha detto che il capo della Chiesa è Gesù. Per fortuna l’innocenza dei fanciulli! Infatti il nostro capo è Cristo, perché Cristo è vivo, dato che è risorto. Proprio Lui continua a essere presente nel fedele che con senso di responsabilità si prende la briga di correggere la colpa del fratello. Proprio Lui si rende presente quando due si mettono d’accordo per domandare qualcosa al Padre celeste e infatti l’unico a cui Dio non può rifiutare niente è proprio suo Figlio. Di fronte alla potenza della comunione dei discepoli di Cristo, un cristiano dovrebbe sentirsi sempre “il fiato” sul collo ed essere responsabile di tanti fratelli che si perdono. Siamone certi: quando nella Chiesa vengono alla luce gravi scandali, sicuramente c’è uno che ha sbagliato ma ce ne sono almeno dieci che hanno taciuto, e che invece di essere state pietre sono state solo fango.


Oggi, sabato 3 settembre 2011, mancano 76 giorni all’arrivo di Papa Benedetto XVI qui in Bénin. A Dio piacendo.