venerdì 18 febbraio 2011

Commento al Vangelo della VII Domenica T.O. Anno A: 20 feb 2011.

La vetta del discorso della montagna
( Cf Mt 5,38-48 )

Non sarà un caso se il Signore ci ha detto di chiedere al Padre " rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori ". Non sarà un caso , visto che il perdono è qualcosa di divino; solo una forza sovrumana sembra rendere possibile di amare il nemico, colui che ci vuole del male.

Come può Gesù essere così esigente? Come può chiederci qualcosa di così tanto nobile, alto, ma anche tanto difficile, come già detto apparentemente al di là delle forze umane? Come può Gesù arrivare a domandarci di essere perfetti  " come il Padre vostro che è nei cieli " ?

C'è un'unica possibilità: che qualcosa di divino prenda il comando delle operazioni nel nostro cuore, che una scintilla dell'AMORE arrivi a toccare la nostra vita. Questo qualcosa di divino è Gesù stesso. Gesù risorto ci ha donato il suoi spirito, ci ha lasciato la sua forza , il suo amore, il suo cuore immacolato, ci ha lasciato tutto di sé. Il suo spirito è la sua presenza stessa che anima la nostra vita, i sentimenti, le passioni , i gesti, le parole. Il frutto dello spirito è amore, gioia, pace , pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé ( cf Gal 5 ). E' attraverso il suo Spirito, invocato sul pane e il vino, che possiamo avere addirittura il suo corpo e il suo sangue sull'altare.

Ci troviamo ai vertici della spiritualità e della moralità cristiana. Della spiritualità, perché ci viene richiesto di accogliere nel cuore, fino in fondo, l'anima del Vangelo di Gesù, il lievito del suo messaggio, il senso della sua vita, una vita tutta improntata al dono di sé. Della moralità, perché i nostri comportamenti devono annunciare  e concretizzare ciò che il cuore ha accolto.
L'amore dei nemici , il perdono sono entrambi possibili ma solo se animati dalla carità divina.

Anni fa' qui in Bénin, a 500 km a nord dalla costa atlantica, in una stazione parrocchiale vicino a Ina un mio confratello è stato testimone di un fatto meraviglioso che profuma di Vangelo. Un uomo che aveva accolto il vangelo era stato minacciato di morte dai suoi stessi familiari. Quest'uomo ha voluto essere ugualmente battezzato e qualche giorno dopo è stato avvelenato. Durante l'agonia ha implorato i suoi figli di perdonare questi parenti che nel frattempo avevano ammesso il fatto. L'uomo è morto con parole di perdono sulle labbra. I suoi figli , ora impegnati nella parrocchia hanno perdonato gli uccisori del papa e vivono nello stesso villaggio di chi ha ucciso loro padre
Il perdono ci avvicina a Gesù, e avvicina Gesù agli uomini del nostro tempo.
Con San Francesco lodiamo il Signore  :
 "Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati
".