mercoledì 19 febbraio 2025

Amarsi un po’…aiuta a non morire

 

Commento al vangelo della VII domenica del Tempo Ordinario, anno C – 23 febbraio 2025


+ Dal Vangelo secondo Luca (6,27-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

 Commento

Ci troviamo ai vertici della paradossalità degli insegnamenti di Gesù: il perdono dei nemici, l’amore dei nemici, dare e donarsi senza aspettarsi nulla in cambio. Cose impossibili e fuori dell’umano se non fosse che chi parla, colui che le sta proponendo a noi ascoltatori la ha vissute lui per primo. Non sono cose fuori dell’umano perché tutta la vita di Gesù è la vita divina tradotta nel linguaggio umano, è la vita del figlio unigenito dell’Altissimo che nella sua volontà (sottolineo: umana!) accetta fino alla fine di vivere come Dio propone.

Forse proprio questo ci sfugge e ci trasmette l’idea di una strutturale impraticabilità dei suoi insegnamenti: Gesù era così compiutamente uomo, oltre ad essere vero Dio, da avere anche una libera volontà umana. Lo sto dicendo in pochi secondi e con poche parole ma la questione fu dibattuta vivacemente nei primi secoli del cristianesimo, a tal punto da richiedere la convocazione di un Concilio ecumenico, cioè generale, di tutti i vescovi della Chiesa. Alcuni che a fatica avevano accettato l’idea che Gesù fosse anche un vero uomo, affermavano però che tale umanità fosse incompleta e che in lui ci fosse solo una volontà divina.

Invece no: Gesù aveva anche una volontà umana, con la quale si sottomise al volere del Padre. Ricorderete Gesù nell’orto degli ulivi: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. (Lc 22,42).

Non solo quindi è possibile vivere lo stile dell’amore evangelico, ma ne abbiamo anche la possibilità, perché abbiamo Gesù che intercede continuamente a nostro favore. (cf. Eb. 7,25) lui che continua a donarci la sua forza e il suo amore gratuitamente. Ora è chiaro che se l’uomo cerca la ricompensa umana, il beneficio e il contraccambio per i suoi atti decade dal regime della Grazia. Se il nostro bene si rivolge a chi già ce ne fa, o a chi abbiamo la speranza che ce lo renda, non siamo più nell’atteggiamento di chi sa di aver già ricevuto tanto. L’uomo del vangelo invece non compie gesti d’amore per avere contropartite ma perché si sente lui per primo, proprio perché imperfetto, oggetto di un amore infinito, e chiamato a ricambiare tale amore attraverso gesti di gratuità ai fratelli, buoni o malvagi che siano.