venerdì 27 dicembre 2024

Può comprendere chi si lascia com-prendere

 

I domenica di Natale, Festa della Santa Famiglia – 29 dicembre 2024


Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.


Commento

 Un’antica tradizione non riportata dai 4 vangeli ‘officiali’ ritrae Maria di Nazaret che accoglie la Parola di Dio con un gomitolo in mano, a significare che ella tesse nel suo grembo la carne del Verbo di Dio, o se volete tesse la carne al Verbo di Dio. L’immagine è molto bella perché dice uno svolgimento di una durata che va oltre i nove mesi di gestazione di Maria. Ella, e con lei il suo sposo Giuseppe, è la presenza umana che permette al Figlio di Dio, non solo di diventare uomo, ma di crescere “in sapienza, età e grazia”, di compiere – potremmo dire - il suo apprendistato di umanità fino all’inizio della sua missione pubblica.

Ma anche Maria e Giuseppe sono chiamati ad approfondire giorno per giorno i dettagli di quel Mistero annunciato dall’angelo Gabriele, accolto sì nell’entusiasmo della fede, ma che sarò compreso nella sua paradossalità solo ai piedi della croce e nell’evento della risurrezione. Il Vangelo ci racconta il disappunto di Maria ( «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» ) ma anche la capacità di non scandalizzarsi, e di continuare a custodire con sguardo di fede quel bambino la cui umanità era in realtà incarnazione della persona del Figlio di Dio.  
Maria, e con lei Giuseppe, ci insegna una cosa fondamentale per la vita di fede: non si può aver la pretesa di capire tutto, e soprattutto non si può aver la pretesa di capire tutto e subito. La nostra cultura occidentale è molto portata alla definizione, alla concettualizzazione e alla spiegazione di ogni cosa; ma di fronte al mistero di Dio che si fa uomo, anziché cercare di comprendere dovremmo essere noi a lasciarci abbracciare e ‘com-prendere’ dalla sua presenza, proprio come ha fatto la Vergine Maria che - racconta l’evangelista “…custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. E tale atteggiamento sarà tanto utile anche di fronte al mistero della vita nascente: quanto silenzio, quanta pazienza, e quanta profondità di sguardo occorrono ai voi genitori per accompagnare la crescita dei vostri figli anche nelle imprevedibili svolte della loro esistenza! Ma anche nella loro vita c’è un progetto d’amore di Dio che chiede di svelarsi nello scorrere dei giorni.


martedì 17 dicembre 2024

Pellegrina di speranza

 

Commento al vangelo della IV domenica di Avvento/C – 22 dicembre 2024

 

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 

Commento

A pochi giorni dall’inizio del giubileo dell’anno santo, il prossimo 24 sera, il vangelo di quest’ultima domenica di Avvento ci presenta come ogni anno l’itinerario spirituale di colei che ha generato e partorito il vero protagonista – Gesù - della festa del Natale Cristiano.

Maria di Nazaret, infatti, non ha solo percorso un itinerario geografico, camminando da Nazareth fino a un non meglio precisato villaggio della regione montuosa della Giudea, e altri ne farà dopo la nascita di Gesù - , ma ha percorso un viaggio nella fede. Se lo slogan di questo anno santo è “pellegrini di speranza” possiamo proprio dire che, in tutti i racconti evangelici, Maria è stata lei per prima pellegrina di speranza. Ricevuto l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, Maria ha detto con totale fiducia in Dio il suo “Sì”, ma non le è stata risparmiata la fatica di comprendere ed affrontare le modalità concrete, dure e imprevedibili con cui tutto si sarebbe realizzato.

Per questo si mette in viaggio alla ricerca della parente Elisabetta, ormai avanzata in età, che secondo l’angelo Gabriele era già al 6° mese di una gravidanza ormai insperata. Maria non parte alla ricerca di una conferma per poter credere; Maria parte per condividere la gioia di un evento imprevedibile per lei e per la sua parente. Sempre è la fede la prima scintilla che genera la speranza; sempre è la fede che mette in moto il cuore, che ne dirada le tenebre, che risveglia le attese di una vita nuova. In Maria, come nella vita di ciascun credente-discepolo di Gesù, la speranza si rigenera e si alimenta del suo stesso oggetto. Infatti, giungendo da Elisabetta, e vedendo avverata la notizia della maternità di Elisabetta si sente dire da questa: “a che debbo che la madre del mio Signore venga da me?” ricevendo una conferma di quanto aveva sentito dall’angelo.

Camminando anche noi con la fede e nella fede di Maria, saremo come lei pellegrini di speranza, perché avremo modo di vedere segni molto concreti di come il Signore mantiene le sue promesse di gioia di cui abbiamo ascoltato nel tempo di Avvento: che saranno solo una parziale caparra e anticipo della gioia eterna che ci sarà data nei cieli. Buon cammino e Pace e Bene  

venerdì 13 dicembre 2024

Giusti nel solo Giusto

 

 Commento al vangelo della III domenica di Avvento/C – 15 dicembre 2024

 

 Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.


Commento 

La domanda che ricorre tre volte da parte degli ascoltatori di Giovanni il battezzatore è naturale conseguenza di ciò che questi andava dicendo: “Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione…”
Egli esortava ad un battesimo di conversione, ad un cambiamento di vita in vista dell’arrivo del Messia, il cui giudizio finale sembrava essere imminente: da qui l’urgenza di cambiare rotta, di cambiare orientamento di vita. In effetti è questo che esige una conversione, che voglia essere tale: una ridefinizione concreta delle scelte nell’uso dei beni, nel modo di svolgere il proprio lavoro con tutte le ricadute sugli altri che ne possono derivare.

Ma da tutto il resto della narrazione evangelica si capirà che quanto richiesto dal Battista non è possibile senza quel battesimo in Spirito Santo e fuoco che porterà solo Gesù, il vero Messia. Le persone che andavano a farsi battezzare potevano essere – presumiamo – sinceramente disposte a cambiare vita, ma quel battesimo non poteva ridargli una cosa che solo Gesù potrà offrire: la partecipazione alla vita divina – di figlio - nel suo stesso corpo risorto. Qui è il punto di svolta. Grazie al sacrificio pasquale di Gesù e al dono del Santo Spirito da lui operato nella Pentecoste, i discepoli di Cristo sono stati ristabiliti nella dignità dei figli di Dio, perché quello Spirito non è uno spirito che rende schiavi ma uno spirito che rende coloro che lo ricevono figli adottivi per mezzo del quale siamo nella condizione di poter gridare “Padre mio, padre mio caro!”; e questo un battezzato lo può dire in pienezza nei confronti di Dio stesso (cf. Rm 8,14-17).
Facendo un esempio, nulla varrebbe riparare la carrozzeria di una macchina dopo un incidente se non potessimo rimuovere il difetto che l’ha provocato. Questo per dire che Gesù non solo ci cancella il peccato – cosa che poté fare anche il battesimo di Giovanni - ma per la grazia del Battesimo cristiano e di tutti mezzi di grazia che ne conseguono, il discepolo di Gesù è immerso, battezzato, nel fuoco dell’amore divino, è reso ‘giusto’ non per meriti propri ma per l’offerta che Gesù di Nazaret, il solo giusto, ha fatto di sé. 

Per accogliere la salvezza di Dio occorre quindi anzitutto umiltà, occorre perseveranza nel custodire la comunione con Dio e con gli uomini, senza l’illusione di poter costruirsi una giustizia propria, con meriti propri da accampare davanti a Dio, se non quello di aver creduto in Lui.

venerdì 6 dicembre 2024

Nulla è impossibile a Dio… ammesso che (come ha fatto Maria) ci crediamo

 

Commento al vangelo della Solennità dell’Immacolata concezione (II dom Avvento) – 8 dic 24


Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.


Commento

 Celebriamo oggi la solenne memoria del concepimento di Maria, collocata simbolicamente, tale ricorrenza, 9 mesi prima della festa liturgica della nascita di Maria – 8 settembre, appunto. Motivo di tale festosa memoria è che secondo la bimillenaria tradizione cristiana Maria, fin dal suo concepimento non è stata toccata dalle conseguenze del peccato originale, come invece è avvenuto per tutto il resto dell’umanità. Ho detto appositamente “secondo la bimillenaria tradizione cristiana” perché questo dogma della nostra fede, l’Immacolata concezione di Maria, proclamato dall’ultimo papa marchigiano Pio IX nel 1854, non è esplicitamente affermato nella Bibbia, ma è stato ininterrottamente creduto dal popolo di Dio come tramandato dagli apostoli e loro successori.
Fra parentesi, è la stessa cosa che è avvenuta per il dogma della Assunzione di Maria in anima e corpo in Cielo, che celebriamo il 15 agosto. Anch’esso fu proclamato relativamente di recente (nel 1950 da Pio XII) in base a quanto riconosciuto dalla sacra tradizione della Chiesa, seppur non esplicitamente affermato nella Scrittura; e questo proprio perché “la sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono l’unico sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa”. (Dei Verbum 10)
Infatti nel vangelo odierno che, in via del tutto straordinaria, sostituisce quello della II domenica di Avvento, leggiamo l’episodio dell’Annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria. Nel suo disegno di misericordia Dio Padre ha protetto la Vergine Maria da ogni conseguenza del peccato d’origine per fare di lei la degna dimora, il degno grembo, del suo divin figlio: Gesù.
Siamo dunque sospesi tra queste due luci: la luce umana della fede di Maria che dicendo “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (1,38) ha reso possibile l’incarnazione del figlio di Dio, e la luce divina della misericordia, della grazia, sgorgata dal cuore di Cristo Gesù che ha reso possibile, in modo per così dire ‘retro-attivo’, che una creatura potesse essere totalmente alleggerita da ogni peso, da ogni macchia (Immacolata, appunto) del peccato umano; tutto ciò in vista dello straordinario compito di essere la madre del salvatore.
Detto questo: potrebbe venirci il dubbio che anche nella nostra vita il Signore voglia fare qualcosa di bello tramite la nostra fede, tramite il nostro ‘Si’ alla sua parola? Non possiamo soffermarci a pensare, e a provare a capire, perché il Signore abbia deciso di aver bisogno della collaborazione dell’uomo alla sua opera di salvezza; mi sembra però che sarebbe bello pensare – soprattutto in prossimità della celebrazione del Natale di Gesù – a quante cose belle e a quanta vita nuova il Signore potrebbe far germogliare nel nostro cuore e in quello di chi ci è vicino, se accogliessimo con fede la parola di Dio.